19 aprile 2016 08:30
Un gruppo di aziende delle acque minerali, riunite nel consorzio Coripet, ha presentato il 12 aprile scorso al Ministero dell’Ambiente la domanda per il riconoscimento di sistema autonomo per la gestione diretta degli imballaggi in PET per liquidi alimentari.
L’istanza è firmata da Drink Cup, Ferrarelle, Lete, Maniva, Norda e San Pellegrino, in qualità di produttori di bottiglie utilizzate per confezionare i propri prodotti, e da Aliplast, Dentis e Valplastic come riciclatori di PET.
FUORI DA COREPLA? Se il Ministero dovesse riconoscere il nuovo sistema autonomo (90 giorni è il tempo fissato per fornire una prima risposta), i consorziati potrebbero sganciarsi dal sistema Corepla e versare i contributi a Coripet, che dovrà a questo punto garantire il recupero e il riciclo dei contenitori immessi al consumo dalle aziende che fanno parte del consorzio.
Sebbene Coripet rivendichi un ruolo complementare - e non sostitutivo - rispetto alla raccolta pubblica, l’uscita dei grandi marchi delle acque minerali potrebbe a mettere a rischio il delicato equilibrio alla base del sistema di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica, gestito dai Comuni, ma finanziato attraverso il contributo ambientale riscosso da Corepla.
“Dal nostro punto di vista si tratta di un trasferimento di risorse da un consorzio senza scopo di lucro come Corepla ad un consorzio privato che conta di ottenere un profitto da questa operazione, non dovendosi accollare i costi di raccolta e di selezione - commenta senza polemica il Presidente di Corepla, Giorgio Quagliuolo -. In questo senso non vedo che beneficio possano trarne i cittadini”
I NUMERI. I sei richiedenti rappresentano infatti poco meno della metà del mercato delle acque minerali, con un immesso al consumo pari ad oltre 125mila tonnellate annue di PET, mentre i tre riciclatori coinvolti nel progetto, insieme, hanno una capacità di riciclo pari al 90mila tonnellate annue.
RACCOLTA SELETTIVA. Il progetto presentato da Coripet in occasione di una recente audizione al Senato, prevede una filiera chiusa, basata su un servizio selettivo di raccolta degli imballaggi su superficie privata e un’organizzazione logistica che consenta l’avvio diretto a riciclo, con operazioni certificate in ogni fase del processo (catena di custodia) per l’rPET e l’rPET per uso alimentare (closed loop), senza il passaggio nei centri di selezione.
In pratica, la raccolta dei contenitori PET avverrebbe presso i supermercati dove le bottiglie vengono vendute, attraverso una sorta di “vuoto a rendere” incentivante basato su contenitori intelligenti. Il consumatore riceverebbe così un buono con uno sconto sulla spesa per ogni bottiglia conferita al contenitore.
VINCOLI STRINGENTI. Per ottenere il riconoscimento come sistema autonomo, occorre però rispettare un criterio generale, fissato dalla normativa in vigore: il sistema deve garantire il riciclo o recupero energetico di almeno il 60% dei propri imballaggi immessi al consumo su base nazionale. Non valgono quindi i packaging prodotti da aziende non appartenenti al sistema e non si può limitare la raccolta ad alcune aree del paese.
Per questa ragione Coripet (e altri soggetti) chiede da tempo modifiche all'impianto normativo (alcune delle quali già all’esame del Parlamento), tra cui proprio l’eliminazione del vincolo di contabilizzare solo i “propri” imballaggi al fine di raggiungere l’obiettivo del 60% di recupero.
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