La stima è riportata in un recente studio elaborato dall’associazione statunitense dell’industria chimica.
15 maggio 2015 08:13
L’American Chemistry Council (ACC), associazione dell’industria chimica statunitense, ha realizzato uno studio sull’impatto dello shale-gas, materia prima a basso costo per la petrolchimica, sull’industria locale delle materie plastiche.
La ricerca, intitolata "The Rising Competitive Advantage of U.S. Plastics", è disponibile online (scarica il PDF).
Il dato forse più eclatante è l’impatto sull’occupazione, che nei prossimi dieci anni potrebbe crescere di 462mila unità, tra posti di lavoro diretti e indiretti, raggiungendo 2,7 milioni di addetti. La disponibilità di energia e gas a basso costo - nonostante il crollo (non casuale) della quotazione del petrolio - ha reso più conveniente produrre e trasformare materie plastiche negli Stati Uniti, riportando in patria numerose imprese manifatturiere emigrate negli anni scorsi in paesi a basso costo del lavoro.
“Dieci anni fa - sottolinea Steve Russel, vice presidente ACC per l’industria della plastica - gli Stati Uniti erano tra i paesi dove produrre materie plastiche costava di più. Oggi è diventato uno dei luoghi più attraenti per gli investimenti in questo settore; anche dopo i recenti cali del prezzo del petrolio manteniamo un vantaggio decisivo”.
Nello studio, i ricercatori dell’American Chemistry Council stimano investimenti nell’industria delle materie plastiche pari a quasi 47 miliardi di euro, per l’avvio di nuove capacità nelle resine, compound, additivi e prodotti finiti.
Circa 25 miliardi sono destinati a nuove produzioni di materie plastiche (soprattutto poliolefine), 2,5 miliardi nel compounding e 19,6 miliardi in attività di trasformazione; nell’ultimo periodo, sono 460 i nuovi progetti annunciati nel segmento della lavorazione di materie plastiche, distribuiti in una quarantina di stati USA.
Molti di questi investimenti rimpiazzeranno importazioni negli USA o sono focalizzati ad aumentare le esportazioni di materie prime e prodotti finiti all’estero. Secondo uno studio di Nexant Consulting, tra il 2014 e il 2030 le esportazioni nette di plastiche cresceranno di tre volte, passando da 6,5 a 21,5 miliardi di dollari.
L’avvio dei nuovi impianti porterà alla creazione di 461.800 nuovi posti di lavoro, tra diretti e indiretti. Quasi centomila lavoratori temporanei saranno attivati durante i lavori di costruzione degli impianti, anche in questo caso contemplando effetti indiretti e indotto.
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