Paolo Clivati conferma l’interesse del gruppo sardo verso gli stabilimenti italiani: “Avremmo preferito evitare la procedura commissariale”.
4 aprile 2014 06:12
Ottana Polimeri, il gruppo chimico portoghese Selenis e, forse, anche un’azienda turca: sono questi i soggetti interessati agli impianti PET di Artenius Italia a San Giorgio di Nogaro (UD), di proprietà de La Seda de Barcelona, gruppo catalano in fase di liquidazione.
Dopo aver presentato un’offerta allo studio notarile di Riccardo Petrosso, il prossimo 14 aprile i partecipanti all’asta si contenderanno lo stabilimento friulano: la base è l’offerta più alta presentata, il rilancio minimo sono 200mila euro. L’offerta più alta sarà trasmessa alla gestione commissariale, affidata alla società spagnola Forest Partners Estrada y Asociados, che avrà l’ultima parola prima dell’omologazione da parte del tribunale fallimentare di Barcellona.
Per saperne di più abbiamo sentito Paolo Clivati, a capo dell’omonimo gruppo che, in joint-venture con la thailandese Indorama Ventures, possiede Ottana Polimeri, società sarda con impianti per la produzione di PET e del suo precursore, l’acido tereftalico purificato (PTA).
Lo scorso autunno avevate manifestato interesse al Ministero dello Sviluppo economico per gli stabilimenti di San Giorgio di Nogaro. Ora partecipate all’asta: non era più semplice acquistarli direttamente da La Seda de Barcelona?
Avremmo senz’altro preferito acquistare l’impianto direttamente dalla proprietà prima dell’istanza di fallimento, poiché la procedura commissariale è molto rigida: aumenta l’incertezza, le responsabilità pregresse diventano meno definite ed è difficile negoziare le migliorie che andrebbero apportate all’impianto, che pure si presenta in buone condizioni e pronto a ripartire. Il commissario è stato molto attento alla manutenzione del sito e non ha alienato le materie prime in magazzino. Ci sono ancora alcuni aspetti legati alle connessioni elettriche, a causa dei furti di cavi che avvengono in questi casi, e alla disponibilità di energia a basso costo, non avendo il sito una centrale dedicata. Il fermo dell’impianto ha anche minato il potenziale commerciale, poiché i clienti della società hanno già trovato nuovi fornitori, e il PET è una commodity che si vende a contratto e non solo spot. C’è anche il problema delle bonifiche, che devono essere completate. Chi compra, si accolla tutto a scatola chiusa. Abbiamo ancora qualche settimana per approfondire tutti questi aspetti prima dell’asta.
Non c’è in progetto la costruzione di un impianto di cogenerazione, che vede coinvolta anche la Regione?
E’ uno dei temi sul tavolo. Quando abbiamo visitato gli impianti era presenta una task force della Regione Friuli Venezia Giulia, che ha preso impegni per la realizzazione di una centrale che potrebbe abbattere i costi energetici. Abbiamo apprezzato l’intenzione, resta da valutare la tempistica. Oltre alla disponibilità delle istituzioni locali, abbiamo trovato lavoratori ancora motivati e sindacati disposti a collaborare per far ripartire gli impianti.
Lo stabilimento friulano possiede due impianti PET, uno per specialità, l’altro per gradi commodities. Li manterrete in funzione entrambi?
Siamo interessati solo alle specialità, anche perché il mercato dei gradi commodities è saturo, molto competitivo a livello internazionale e non ci sono più margini per il produttore.
Il nostro piano e di mantenere l’impianto specialità da circa 50.000 t/a e studiare per l’altro una conversione dalle commodites alle specialità, con un inevitabile riduzione degli attuali livelli occupazionali. Il vantaggio che possiamo apportare è nella disponibilità di materie prime: Ottana Polimeri ha un’eccedenza di acido tereftalico purificato (PTA), che potrebbe essere destinato a San Giorgio di Nogaro per produrre PET.
Il mercato del PET non si trova in un periodo particolarmente brillante, per usare un eufemismo…
E’ un momento terribile. Senza dazi, le importazioni di commodities nella UE strangolano i produttori locali, mentre chi produce in Europa paga i dazi quando vende in molti mercati esteri. E non aiuta certamente il cambio euro/dollaro a 1,38-1,39, assolutamente ingiustificato e penalizzante per i produttori europei. Non è un caso che siamo rimasti gli unici produttori italiani di PET. C’è da dire che la produzione di San Giorgio di Nogaro è destinata al segmento più alto del mercato, maggiormente protetto rispetto ai gradi commodities, e nel sito ci sono buone potenzialità per il riciclo.
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