Con la fine dell'esercizio provvisorio si ferma la produzione. Sul ritorno dei proprietari in azienda si attende la decisione della Corte d'Appello di Firenze.
19 luglio 2012 06:50
La vicenda della Eurosak di Porcari, produttore toscano di imballaggi industriali, è arrivata a un punto morto, con gli impianti fermi e una cinquantina di operai a presidiare i cancelli in attesa di una nuova pronuncia della Corte di Appello di Firenze.
I giudici sono chiamati a decidere se i proprietari hanno diritto a rimettere subito piede in fabbrica dopo la sentenza a loro favore emessa dalla stessa Corte, che il 14 giugno scorso ha omologato il concordato preventivo, revocando così le procedure di fallimento avviate a gennaio dal Tribunale di Lucca, con la nomina di un curatore fallimentare e di un commissario straordinario.
Sull'immediata esecutività della sentenza si è infatti opposto il Tribunale di Lucca, ricorso in Cassazione, che in attesa dell'ultimo grado di giudizio ha impedito ai proprietari di Eurosak, la famiglia Colombini, di ritornare alla guida dell'azienda, senza però prorogare l'esercizio provvisorio affidato ad un manager esterno, Ivano Carlesi, che nel frattempo aveva richiamato in fabbrica gli operai e ripreso la produzione.
Con la vecchia proprietà si sono schierati i lavoratori, che nei giorni scorsi hanno bocciato l'ipotesi di affitto di azienda alla Selene, competitor della società di Porcari nella produzione di imballaggi industriali in plastica, subentrata nel salvataggio dopo il ritiro della cordata costituita da Faggyt Italia e Colortec, che chiedeva proprio garanzie in caso di accoglimento del ricorso presentato dai proprietari.
La famiglia Colombini ha presentato un nuovo ricorso in Corte di Appello, per chiedere un'integrazione della prima sentenza, che stabilisca la provvisoria esecutività anche in presenza di ricorso in Cassazione. La decisione del Tribunale di Firenze è attesa in questi giorni.
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