Non è bastato ridurre la
tassa sugli imballaggi in plastica da 1 euro a
45 centesimi, esentare
bioplastiche e
riciclati, differire l’entrata in vigore al
1°luglio per calmare gli animi.
Unionplast, l'associazione di
Federazione Gomma Plastica che rappresenta le aziende che trasformano materie plastiche, mantiene la sua
valutazione negativa sul provvedimento e rimarca le
gravi conseguenze che avrà sul comparto, che conta 3mila aziende e quasi 50mila addetti. Al posto della tassa, la Federazione aveva infatti suggerito di adottare
politiche incentivanti e
impianti di recupero e riciclo volti a favorire in maniera concreta un sistema di economia circolare.
“L’annullamento di questa tassa ci avrebbe permesso di continuare a investire per raggiungere sempre più alti standard di sostenibilità e assecondare i miglioramenti già in atto - nota
Angelo Bonsignori, Direttore Generale di Federazione Gomma Plastica -. Con questa decisione, al contrario, si complicano notevolmente le condizioni che finora ci hanno permesso di mantenere l’occupazione e il
primato industriale italiano nella trasformazione della plastica; tutto ciò senza apportare alcun beneficio concreto all’ambiente”.
“L’unico effetto della plastic tax – aggiunge
Luca Iazzolino, Presidente di Unionplast (nella foto) – potrà piuttosto essere quello di una ulteriore
caduta dei consumi interni e del
PIL. Inoltre, non si tratta di un grave danno solo per le aziende multinazionali sul territorio, ma anche per migliaia di piccole e medie imprese che rappresentano il cuore dell’economia italiana”.
Boccia il provvedimento anche
Paolo Pirani, segretario generale della
Uiltec, il sindacato di categoria dei lavoratori di tessile, energia e chimica: “Nel complesso, la manovra presenta luci e ombre - afferma -. Ha sicuramente un effetto importante nella misura in cui non viene aumentata l'Iva e si danno dei segnali sulla riduzione del cuneo fiscale verso i pensionati. Ma è una manovra del tutto insufficiente rispetto alla gravità dei problemi di crescita del nostro Paese”. Nello specifico, "le cosiddette
tasse etiche e
micro tasse come la plastic tax, che certamente sono state ritoccate, ma che noi vorremmo
toglierci di torno perché hanno poco a che vedere con un progetto di sviluppo e fanno pensare più a una '
green new tax' che non un 'green new deal’”.
Per Pirani (foto a destra) , il
metodo usato dal governo è
sbagliato: "Le aziende producono un valore aggiunto importante, posti di lavoro, hanno bisogno di una
riconversione verso un'
economia circolare, ma appunto serve investire per la riconversione non pensare di agire verso il consumatore e il prodotto". “Quindi - sottolinea - occorre investire, non tassare. La plastic tax è stata un po' corretta, ma ancora è insufficiente". Il rischio, rimarca il segretario della Uiltec, è che a pagare per la situazione di incertezza siano i
lavoratori. "Abbiamo un
contratto collettivo nazionale di lavoro da rinnovare in questo settore, si sono aperte le trattative, ci sono preoccupazioni in alcune aziende che rischiano di chiudere. E quindi noi dobbiamo fare ogni sforzo per evitare che scelte sbagliate portino a risultati peggiori”.
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