30 ottobre 2019 08:35
[modificato alle ore 10.50] Chi sperava in uno stralcio della plastics tax dalla manovra di Bilancio, nel vertice di maggioranza convocato ieri a Palazzo Chigi, resterà deluso: nonostante il coro di no che si è levato dall'industria, dal mondo del lavoro e dalle associazioni della grande distribuzione e dei consumatori, il Governo giallorosso ha deciso di confermare il provvedimento all’interno del Documento programmatico di bilancio 2020.
Nella bozza, secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, dall’imposta sarebbero esentate le plastiche biodegradabili compostabili, qualora certificate secondo lo standard europeo EN13432, e quelle riciclate avendo già pagato il tributo nella loro prima vita, ma bisognerà aspettare la pubblicazione del Documento programmatico di bilancio 2020 per avere certezze sul provvedimento.
Una prima conferma sul possibile orientamento del Governo arriva dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa: “L’imposta va assolutamente rimodulata, ci sono le plastiche compostabili che sono una realtà importante per l'Italia e che vanno nel compost - ha affermato durante un convegno sull'economia circolare -. Tassare tutto ciò che non è riciclabile ha un senso. Ciò che è riciclabile non va assolutamente tassato. Ne stiamo parlando, sicuramente una quadra la troviamo".
Se non interverrà il Parlamento a modificare o stralciare la norma, dal 1° giugno 2020 sugli imballaggi in plastica monouso ("destinati ad avere funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari") graverà una nuova tassa, pari a 1.000 euro a tonnellata, che si andrà ad aggiungere al Contributo ambientale Conai versato da produttori e importatori.
Con questo balzello, che rischia di decimare le aziende del settore, l’esecutivo spera di ottenere un miliardo di euro. Sull’altro piatto della bilancia, però, ci sono poco meno di tremila aziende, contando sia i trasformatori che le aziende di seconda lavorazione, con un giro d’affari di vicino a 12 miliardi di euro, che danno lavoro a migliaia di addetti.
L’imposta rischia anche di ripercuotersi sul commercio, la distribuzione e, alla fine della catena, sui consumatori. Oggi un chilogrammo di PET costa 0,90 euro al chilogrammo, che aggiungendo il CAC (Contributo Ambientale Conai) sale a 1,2 euro al kg. Con l’aggiunta della plastics tax, il costo arriva a 2,2 euro al chilo (IVA esclusa); la sola tassa sugli imballaggi, quindi, provocherà un aumento del 110 percento del costo finale del packaging. Secondo Federconsumatori, l’impatto sulle tasche dei cittadini sarà di quasi 140 euro l’anno per ogni famiglia.
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