7 ottobre 2019 11:39
La federazione europea dei trasformatori di materie plastiche, EuPC, lancia un grido d’allarme sull’intenzione della Commissione europea di introdurre una tassazione specifica sugli imballaggi in plastica non riciclata per il periodo 2021 - 2027. Si tratterebbe di un contributo versato dagli Stati membri nel bilancio comune, lasciando libero ogni paese di decidere come e dove recuperare l'importo dovuto.
Secondo l’associazione, una decisione di questo tipo - presa senza consultare le parti interessate - porterà a risultati economici e ambientali di segno opposto alle intenzioni, con gravi conseguenze per l'intera industria europea delle materie plastiche, composta da oltre 50.000 piccole e medie imprese che danno lavoro ad oltre 1,6 milioni di persone.
Il rischio - sottolinea EuPC - è di incrementare la frammentazione del mercato europeo, invece di rafforzare il mercato unico, poiché alcuni paesi potrebbero tassare la produzione, altri il consumo di imballaggi in plastica, senza intervenire sulla radice del problema. Inoltre, un contributo così articolato non sarebbe finalizzato a investimenti nei sistemi per la gestione dei rifiuti di plastica. Infine - sottolinea l’associazione -, discriminerà la plastica rispetto ad altri materiali, condizionerà le libere scelte di mercato e favorirà altre soluzioni di imballaggio con conseguenze negative per l’ambiente.
"La Commissione Europea sta commettendo un enorme errore afferma Alexandre Dangis, direttore di EuPC -. Tra cinque anni vedremo i danni di queste misure populiste e miopi. Soprattutto le PMI, spina dorsale dell'economia europea, ne risentiranno pesantemente e queste misure segneranno la fine del mercato unico dell’UE".
Secondo Dangis, il buco finanziario di 7 miliardi di euro causato dalla Brexit non può essere pagato solo dall'industria degli imballaggi in plastica. "Una ristrutturazione delle spese della UE o un aumento dei contributi degli stati membri sarebbe un'alternativa decisamente migliore".
“Nei prossimi anni, le istituzioni dell'UE obbligheranno le nostre aziende a pagare tasse e contributi EPR e ad investire in circolarità, senza preoccuparsi delle importazioni - conclude Dangis - E' molto triste e spiacevole constatare che gli strumenti a disposizione dei decisori politici UE non vengano utilizzati in modo efficiente e che queste tasse supplementari accelereranno il cammino verso una recessione in Europa. Un buon inizio per la nuova Commissione".
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