Poca omogeneità in Europa, con l'Italia agli ultimi posti, secondo un recente studio PlasticsEurope.
28 marzo 2012 05:40
Il settore delle costruzioni utilizza circa un quinto delle materie plastiche prodotte ogni anno, qualcosa come 9,7 milioni su 46,4 milioni di tonnellate, ma è responsabile solo del 5,5% dei rifiuti plastici che, nello stesso periodo, devono essere smaltiti (1,4 milioni su 24,7 milioni). La ragione risiede nella loro vita utile all'interno del sistema edificio, che nel caso di tubi e profili può arrivare fino a 60 anni.
Se è vero che le plastiche impiegate in edilizia restano immobilizzate per decenni e non contribuiscono come altri manufatti a vita breve a riempire oltre misura le discariche, è anche vero che il loro recupero e riciclo è decisamente più complesso. Senza contare che negli ultimi decenni l'uso di materie plastiche è aumentato rapidamente, anche a causa dei maggiori spessori di isolante utilizzati per migliorare l'efficienza energetica degli edifici. Prima o poi, quindi, questi volumi incominceranno a diventare sempre meno marginali.
PlasticsEurope Italia ed ECVM hanno provato a indagare questo tema affidando a una società di ricerche uno studio sulla gestione dei rifiuti plastici nel settore dell'edilizia e delle costruzioni, prendendo come riferimento i 27 paesi membri UE più Norvegia e Svizzera. La quantità di rifiuti plastici generata dal settore è stata stimata in 1,36 milioni di tonnellate, con una netta prevalenza di isolanti (22%), tubi e raccordi (20,5%), pavimenti e coperture in generale (19%). Le finestre incidono invece per il 7%.
Il risultato, dal punto di vista ambientale, è incoraggiante: nel 2010 il 56% dei rifiuti plastici generati da questo comparto non è finito in discarica, ma è stato recuperato mediante riciclo meccanico (20%) o recupero energetico (36,2%); la quota di rifiuti plastici sottratta alla discarica appare anche in aumento, considerando che era 'solo' il 52% nel 2009. Per altro, la quota del 56% non è molto lontana dal 58% di recupero che contraddistingue i rifiuti plastici in generale.
Fig.1 Recupero e avvio in discarica dei rifiuti plastici nel settore delle costruzioni
L'industria ha già iniziato a porsi il problema, come nel caso della filiera del PVC, oggi la più attenta alla sostenibilità ambientale dei propri prodotti, anche perché questo polimero vale circa il 45% del totale dei rifiuti plastici generati in questo comparto. Il programma VinylPlus, e prima ancora Vinyl 2010, supporta infatti la creazione in tutta Europa di specifici programmi per il recupero e riciclo di manufatti in PVC, che hanno portato a recuperare 250mila tonnellate nel 2010, in buona parte tubi e serramenti, mentre i nuovi obiettivi al 2020 indicano un volume di riciclo pari a 800.000 tonnellate, una parte non marginale del quale proveniente proprio dal settore edile.
Nel redarre lo studio, i ricercatori si sono scontrati con alcuni problemi di carattere metodologico, essendo i dati sul recupero poco omogenei a livello europeo. Ciò che comunque emerge è la forte disparità tra paese e paese: si va infatti da Italia e Spagna, dove il tasso di recupero si attesta intorno al 20% (ma anche nel Regno Unito non si va oltre al 30%) per arrivare ai paesi scandinavi, dove si arriva a dirottare dalla discarica circa l'80% della plastica, sfruttando però in modo massiccio il recupero energetico, da noi precluso, nella pratica, per la forte avversione degli ambientalisti. Ma il massimo si raggiunge in Germania, dove si arriva a recuperare il 96% dei rifiuti in plastica dell'edilizia.
L'Italia è il fanalino di coda, tra i grandi: secondo i dati della ricerca, su circa 136mila tonnellate di rifiuti in plastica generate nel 2010, ne sono stati riciclate 17.000 tonnellate, pari al 12,5%, avviate a recupero energetico 5mila tonnellate (3,7%) mentre in discarica finiscono ben 114.000 tonnellate, oltre l'83% del totale.
Scarica il rapporto completo: Plastic Waste from Building & Construction
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