Nel 2011 situazione meno critica per le imprese italiane, secondo l'osservatorio Cerved Group.
14 luglio 2011 09:34
Prendendo spunto dai propri archivi, Cerved diffonde periodicamente i dati aggregati sui protesti e la puntualità dei pagamenti delle aziende italiane. Nell'ultimo osservatorio, pubblicato in questi giorni, si registra un'inversione di rotta, in positivo, nella prima parte dell'anno: diminuisce infatti il numero di imprese protestate, mentre migliora la puntualità dei pagamenti e si riduce il numero di società che hanno accumulato ritardi gravi con i fornitori.
Meno protesti nel 2011. Tra gennaio e marzo - rileva lo studio - sono state protestate 65 mila aziende, il 6,6% in meno rispetto allo stesso periodo del 2010 e l’1,6% in meno rispetto agli ultimi tre mesi del 2010. Dal picco toccato nel terzo trimestre del 2009, quando 72 mila aziende erano incappate in uno o più protesti, il fenomeno si è gradualmente attenuato, anche se il numero di società protestate nel primo trimestre del 2011 resta ancora del 9,9% superiore rispetto a quanto osservato in media tra l’inizio del 2007 e la metà del 2008. Fanno eccezione pochi comparti - tra cui chimica, farmaceutica, beni di consumo e hi tech, - che vedono il numero dei protesti già sotto i livelli precrisi. Viceversa, comparto immobiliare, servizi (finanziari e non), informazione e intrattenimento, filiera auto e costruzioni sono queli che appaiono più distanti da una situazione di normalità.
Pagamenti più puntuali. In base ai dati di Payline, il database di Cerved Group che monitora le abitudini di pagamento di oltre un milione di aziende italiane, aumenta anche il numero di aziende che saldano le fatture entro i termini concordati con i fornitori: si è passati dal 40,9% del quarto trimestre 2010 al 42,2% dei primi tre mesi di quest'anno. Con un segnale positivo in più: diversamente dagli ultimi tre mesi del 2010, quando al miglioramento nella puntualità era corrisposto un aumento di aziende con ritardi di oltre 60 giorni, nella prima parte di quest'anno è diminuito il numero di imprese che hanno accumulato ritardi gravi. Una maggiore puntualità che - nota però lo studio - non dipende tanto da pagamenti più rapidi, quanto dall’allungamento delle scadenze pattuite: dopo lo scoppio della crisi, i fornitori avevano infatti iniziato a pretendere pagamenti a breve termine, ottenendo condizioni in fattura più stringenti; nel primo trimestre del 2011 questa tendenza si è invece interrotta. La percentuale di aziende che hanno concordato termini brevi (inferiori a 30 giorni) si è ridotto dal 33,7% del quarto trimestre al 31%; ne è seguito un aumento degli accordi tra uno e due mesi (dal 31,4% al 33,6%), tra due e tre mesi (dal 21% al 21,5%) e oltre 90 giorni (dal 13,7% al 14,1%).
PMI per settore. Considerando le sole aziende con compreso tra 2 e 50 milioni di euro (escluse quindi le microimprese) emerge che i settori in cui si riscontra una maggiore presenza di imprese puntuali sono quelli del sistema moda (il 45,5% delle PMI), la filiera auto (il 43,1%), l’agricoltura e la prima trasformazione (35,7%); viceversa, quelli in cui è maggiore la presenza di imprese in grave ritardo risultano l’immobiliare (9,8%), i servizi finanziari e assicurativi (7,6%) e i servizi non finanziari (7,4%).
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