14 dicembre 2021 11:19
L'industria italiana del riciclo ha superato l'anno della pandemia mostrando una sostanziale resilienza, con alcune filiere del riciclo che hanno già raggiunto in anticipo gli obiettivi.
É quanto emerge dal rapporto “L’Italia del Riciclo”, giunto alla sua dodicesima edizione, presentato questa mattina dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da FISE Unicircular, l’Unione dele imprese dell'economia circolare.
Nel 2020, il recupero degli imballaggi ha raggiunto quasi 9,6 milioni di tonnellate, sullo stesso livello dell'anno precedente, mentre il tasso di riciclo è salito al 73% dell’immesso al consumo, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Guardando alle diverse filiere, gli imballaggi in carta, acciaio e vetro sono ai primi posti, con un tasso di riciclo pari rispettivamente all'87%, all'80% e al 79%; seguono alluminio con il 69%, legno con 62% e, fanalino di coda, la plastica con il 49% di materiale riciclato rispetto all'immesso al consumo.
Altre filiere non hanno invece centrato gli obiettivi di recupero e riciclo: si tratta di RAEE (38,4% contro il 65% previsto per il 2029), veicoli fuori uso ( 85% contro il 95%) e pile (43% contro il 45% fissato nel 2016). La pandemia ha influito in alcuni casi pesantemente sui consumi finali, riducendo così i quantitativi di oli minerali usati (-11% rispetto al 2019) e di oli vegetali esausti (-12%) raccolti e avviati a riciclo.
Per quanto riguarda gli pneumatici fuori uso (PFU), il rapporto stima siano state avviate a recupero di materia 82.400 tonnellate e a recupero energetico 119.000 tonnellate. In piena evoluzione anche il riciclo dei rifiuti da spazzamento stradale (451.000 tonnellate, circa 7,5 kg/abitante) e quello dei solventi, che raggiunge quota 77% dell’immesso al consumo.
Sul fronte dei prezzi dei materiali rigenerati, nei primi nove mesi del 2020 il trend è stato discendente, ancorato al crollo generalizzato delle quotazioni delle materie prime seguito alla caduta della domanda. Ben diverso lo scenario attuale, caratterizzato da shortage e da livelli dei prezzi in crescita esponenziale, a causa della forte domanda innescata dalla ripresa economica.
“Questi anni di pandemia ci stanno facendo toccare con mano quanto le nostre economie siano fragili e dipendenti dalla politica degli approvvigionamenti di altri Paesi - ha commentato Paolo Barberi, Presidente di FISE Unicircular -. Ecco quindi che il riciclo, oltre alla valenza che esso riveste per la transizione ecologica, assume ancor più un’importanza strategica per la resilienza del nostro sistema economico e sociale. Per questo motivo, occorre creare un mercato e una cultura che valorizzino adeguatamente, con opportuni strumenti, i materiali e i prodotti da riciclo, scoraggiando il ricorso all’utilizzo delle materie prime vergini e premiando un settore industriale fatto spesso di attività private di piccole o medie dimensioni, che hanno consentito e consentono il raggiungimento di importanti risultati di recupero di materia e energia dai rifiuti”.
“Il sistema italiano del riciclo dei rifiuti, pilastro dell’economia circolare e importante anche per ridurre i consumi di energia e le emissioni di gas serra, ha tenuto bene nel 2020, l’anno più duro della pandemia - sono le parole di Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile -. Ora può giocare un ruolo importante nella ripresa del Paese“. Secondo Ronchi, però, dobbiamo attrezzarci meglio per cogliere le nuove sfide ed evitare errori che potrebbero portare ad un arretramento. "Per cogliere le nuove sfide il riciclo deve avere maggiori sbocchi per i materiali che produce in modo che le materie prime seconde siano preferite alle materie prime vergini e maggiormente richieste e impiegate. Gli errori da evitare sono quelli che colpiscono i punti di forza del sistema italiano del riciclo e risentono di spinte di interessi e convenienze particolari con ricadute però negative sulle maggiori quantità di rifiuti riciclati”.
Vedi anche: L’Italia del Riciclo (schede e rapporto completo)
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