6 marzo 2019 08:30
Tra i campi d’applicazione delle bioplastiche biodegradabili, quello forse più naturale - in ogni accezione del termine - è la produzione di teli da pacciamatura, posati sul terreno per il controllo delle erbe infestanti e la regolazione del microclima.
I tradizionali teli di polietilene, infatti, al termine del loro utilizzo devono essere raccolti e smaltiti, con fine vita prevalentemente in discarica o incenerimento a causa della presenza di terra e altri contaminanti. Quelli biodegradabili, invece, possono essere lasciati sul terreno, dove vengono decomposti dai microorganismi senza rilasciare sostanze tossiche; il loro maggior costo viene quindi compensato in tutto o in parte dal risparmio sulla manodopera e sui macchinari per la raccolta.
TELI SEMPRE PIÚ SOTTILI. Ci sono anche altri fattori che spingono verso l’adozione dei ‘bioteli’: per ridurre i costi, i film in plastica diventano sempre più sottili, sotto i 15 micron, ma ciò rende la loro raccolta sempre più difficile e costosa, con il rischio che frammenti di plastica possano accumularsi nel terreno.
Per queste ragioni, da oltre vent’anni sono disponibili sul mercato teli da pacciamatura biodegradabili - da non confondere con quelli oxobiodegradabili diffusi soprattutto all’estero - che per alcune culture come il riso sono quasi una scelta obbligata. Ciò nonostante, secondo i dati diffusi da Assobioplastiche - il loro consumo in Italia resta di nicchia, non raggiungendo le 2.000 tonnellate annue. Anche nell’agricoltura biologica, più attenta agli aspetti ambientali, la loro penetrazione non supera il 10% del totale.
ACCORDO TRA FEDERBIO E ASSOBIOPLASTICHE. Per favorirne lo sviluppo e controllarne la qualità e il rispetto delle norme europee sulla biodegradazione (EN 17033), FederBio - Federazione nazionale dell’agricoltura biologica e biodinamica - e Assobioplastiche - l’associazione che riunisce produttori e trasformatori di materiali biodegradabili e compostabili - hanno stretto ieri una partnership che prevede attività di comunicazione sul corretto utilizzo dei teli e dei materiali, la sperimentazione in culture come la barbabietola e il pomodoro da industria, e lo sviluppo di bioteli con un crescente impiego di materie prime rinnovabili.
SPERIMENTAZIONE E MAGGIOR CONTENUTO BIOBASED. Il protocollo firmato dalle due associazioni fissa anche alcuni criteri: oltre al rispetto dello standard europeo EN 17033 che impone la biodegradabilità in suolo entro due anni, il materiale per i bioteli da pacciamatura non deve contenere organismi geneticamente modificati e deve essere costituita da materie prime rinnovabili in misura pari o superiore al 50%, percentuale che salirà ad oltre il 60% a partire dal 2021.
In base all’accordo, FederBio contribuirà attivamente alla comprensione e diffusione delle caratteristiche tecniche e d’impiego delle pacciamature biodegradabili, mentre Assobioplastiche supporterà le richieste di informazioni e di attività di sperimentazione che potranno rendersi necessarie. Il protocollo prevede inoltre il coinvolgimento di uno o più enti scientifici con i quali i due partner definiranno un programma di prove in campo per la verifica delle rese, della produttività delle colture e degli effetti complessivi dell’utilizzo di questa pratica colturale in agricoltura biologica.
AGRICOLTURA BIOLOGICA. L’agricoltura biologica e biodinamica è in continua crescita nel nostro paese: con circa 2mila ettari, rappresenta oggi quasi il 15% dell'intera superficie agricola coltivata. “La sfida della transizione al biologico dell’agricoltura di pianura e su grandi superfici richiede approcci innovativi e strumenti efficaci, pienamente coerenti con i principi dell’agricoltura biologica sanciti dalla normativa europea e con l’approccio della bioeconomia e dell’economia circolare, politiche strategiche per l’Unione europea - afferma Paolo Carnemolla, presidente FederBio. -. Con il protocollo d’intesa siglato oggi si avvia un percorso di sperimentazione che dovrà portare a uno standard per l’impiego dei bioteli in agricoltura biologica che raggiunga progressivamente la totale rinnovabilità dei materiali, dando con questo un segnale a tutta l’agricoltura italiana ed europea per eliminare definitivamente la plastica non biodegradabile dall’agricoltura”.
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