18 luglio 2018 12:39
È stato presentato oggi a Ferrara da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Corepla e Castalia il progetto pilota “Il Po d’AMare”, un sistema di barriere e infrastrutture per intercettare e raccogliere i rifiuti plastici che scorrono sul principale fiume italiano. Una tecnica che se ritenuta efficace potrebbe essere estesa a tutti i principali fiumi italiani e replicata anche in altri Paesi.
Realizzata con il coordinamento istituzionale fornito dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e con il patrocinio del Comune di Ferrara e dell’Aipo (Agenzia Interregionale per il fiume Po), la barriera sperimentale anti-marine litter è stata collocata nel tratto del fiume Po in località Pontelagoscuro (FE), a 40 km dalla foce, in modo tale da consentire una stima dei rifiuti presenti lungo quasi l’intero corso del fiume. Resterà in funzione per due mesi, al fine di valutarne l’efficacia e consentire una mappatura dei rifiuti presenti nel Po e capire da dove arrivano e perché.
Per il Presidente di Corepla, Antonello Ciotti (a sinistra nella foto) si tratta di "un effettivo, innovativo argine a quell'80% di rifiuti marini che provengono dalla terraferma, frutto di una scorretta gestione dei rifiuti urbani e industriali oltre che di abbandoni e smaltimenti illeciti". "Questo progetto sperimentale - ha aggiunto - ci auguriamo possa favorire, in un prossimo futuro, la creazione di reti ed opportunità per i territori, le imprese e il sapere scientifico, creando vera economia circolare per valorizzare proprietà ed energie di questo materiale".
COME FUNZIONA? La raccolta si basa sul sistema sviluppato da Castalia nell’ambito del progetto di ricerca Seasweeper, ovvero barriere in polietilene che intercettano la plastica galleggiante e altri rifiuti trasportati dal fiume, che possono essere recuperati e, dove possibile, avviati a riciclo. Il sistema di barriere non interferisce con la flora e la fauna del fiume, in quanto la raccolta viene eseguita solo nella parte superficiale della colonna d’acqua.
Piccole barche (‘Sea hunter') si occupano di recuperare i rifiuti galleggianti - soprattutto plastica, materiali legnosi e canne - e di portarli a riva dove sono raccolti in cassoni. Questi vengono trasportati all’impianto Transeco a Zevio (VR), a circa 75 km di distanza, dove avviene una prima separazione delle diverse frazioni del rifiuto, con la selezione della componente plastica da inviare a successivi trattamenti e lo smaltimento della frazione estranea non recuperabile.Una volta separato, il rifiuto plastico è destinato al centro di selezione DRV di Legnago (VR), una delle piattaforme Corepla, per essere suddiviso, mediante sensori ottici, nelle diverse frazioni polimeriche per l’avvio al riciclo o al recupero energetico.
I costi del progetto pilota sono interamente coperti da Castalia e Corepla.
PROTOTIPO IN AZIONE. “Dopo un’intensa fase sperimentale, il nostro prototipo, ideato e brevettato per raccogliere la plastica galleggiante dei fiumi, diventa operativo - commenta Lorenzo Barone, direttore tecnico di Castalia, consorzio da oltre 30 anni in prima linea per la salvaguardia del mare -. Il sistema non interferisce con il delicato equilibrio di flora e fauna del Po ed è progettato per restare posizionato nel fiume anche per lungo tempo. In questo modo spezziamo il circolo vizioso dell’inquinamento da plastica abbandonata che, dalla terraferma, arriva ai fiumi e poi fino alle acque del mare”.
Secondo Corepla, per arginare il marine litter è importante agire sui fiumi. I rifiuti marini provengono infatti per circa l’80% dalla terraferma e raggiungono il mare prevalentemente attraverso i corsi d’acqua e gli scarichi urbani, mentre per il 20% derivano da attività di pesca e navigazione.
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