5 aprile 2018 10:43
Anche l’industria delle materie plastiche è coinvolta nella scaramuccia commerciale tra Cina e Stati Uniti.
Nell’elenco di oltre 1.300 prodotti cinesi per un valore di oltre 50 miliardi di dollari che potrebbero essere assoggettati a dazi punitivi fino al 25% del loro valore, ci sarebbero infatti anche macchine e impianti per la trasformazione di materie plastiche, tra cui presse ad iniezione, estrusori, soffiatrici, termoformatrici, stampi e filiere. Oltre ad apparecchiature medicali, prodotti farmaceutici e componenti high-tech per l’industria aerospaziale. La nuova lista si aggiunge all’imposizione di tariffe sui prodotti siderurgici cinesi annunciata qualche giorno fa dall’amministrazione Trump come risposta a furti di segreti industriali e violazioni di copyright subiti da aziende americane.
Il Governo cinese ha risposto annunciando un aumento dei dazi su un centinaio di prodotti alimentari, chimici e materie plastiche, tra cui polietilene (LDPE), PVC, poliammidi, resine epossidiche e acriliche, policarbonato, oltre a manufatti quali film e lastre in PET.
Sul tema è intervenuta l’associazione American Chemistry Council (ACC), ricordando che la Cina è uno dei principali partner commerciali dell’industria chimica americana: importa infatti l’11% delle produzione di materie plastiche statunitense pari a 3,2 miliardi di dollari: “Siamo particolarmente preoccupati dal fatto che il 40% dei codici assoggettati a nuovi dazi cinesi siano prodotti chimici, incluso polietilene, PVC, policarbonati, acrilati e altri”, ha commentato il presidente di ACC, Cal Dooley. Secondo l’associazione, impegnarsi in una guerra commerciale con uno dei partner commerciali più significativi non è una risposta adeguata per gli Stati Uniti.
“Quasi 185 miliardi di dollari di investimenti in nuovi impianti chimici ed espansioni in tutto il paese si basano sulle attuali tariffe doganali - ha aggiunto Dooley -. Variazioni delle condizioni di mercato causate dagli aumenti tariffari potrebbero convincere gli investitori a fare affari altrove. Esortiamo con forza gli Stati Uniti e la Cina a raggiungere un accordo prima che i nuovi dazi annunciati dalle parti entrino in vigore”.
All’inizio di marzo, ACC si era dichiarata contraria alle misure doganali sull’importazione di prodotti siderurgici (acciaio e alluminio) proprio per gli effetti che avrebbero potuto avere sugli investimenti infrastrutturali pianificati dall’industria chimica nordamericana.
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