10 gennaio 2018 07:50
Nel marasma di articoli e commenti sui sacchetti ultraleggeri obbligatori da gennaio per il confezionamento di alimenti sfusi, è stata anche messa in dubbio l’effettiva compostabilità di questi manufatti negli impianti di compostaggio. Compostabilità che - ricordiamo - è certificata secondo la norma UNI EN 13432 solo negli impianti di compostaggio industriale; quindi non nelle compostiere domestiche, o in mare.
Per fare chiarezza sul tema, è intervenuto ieri il CIC (Consorzio Italiano Compostatori), associazione italiana delle aziende che producono compost e biogas. “La Legge recentemente approvata ha un obiettivo condivisibile, in quanto mira a diminuire la presenza di plastica ultraleggera sostituendola con sacchetti compostabili. Un’evoluzione per il CIC importante e preziosa”, sottolinea Massimo Centemero, direttore CIC. “Il nostro auspicio per il futuro è un intervento migliorativo per rendere anche le etichette compostabili”.
“Esistono chiaramente delle criticità - rileva l’associazione -. Non si deve dimenticare il ritardo nello sviluppo delle raccolte di alcune grandi città, nel sud del Paese o degli impianti nel centro e nel sud. Si intravvedono però spiragli di crescita: nuovi elementi nel panorama nazionale che fanno ben sperare di raggiungere l’uniformità territoriale anche in questo settore”. “Un altro elemento fondamentale per un buon riciclo - aggiunge CIC - è la qualità della raccolta differenziata: per una buona raccolta dell’umido è indispensabile abbassare il più possibile elementi indesiderati non compostabili”.
Il Consorzio Italiano Compostatori ricorda alcune semplici regole, in otto punti, per compiere una corretta raccolta della frazione organica, a partire dalla scelta del sacchetto.
1 - Sacchetti ortofrutta: idonei per la raccolta dell’umido. I sacchetti ortofrutta, che dal 1 gennaio 2018 dovranno essere costituiti esclusivamente da materiale biodegradabile e compostabile, sono compatibili con il sistema impiantistico nazionale e con le modalità di raccolta diffusi sul territorio; pertanto possono essere utilizzati per il contenimento dell’umido domestico.
2 - Etichette: rimuoverle dal sacchetto. Le etichette rappresentano effettivamente una criticità a cui sarebbe importante dare una risposta. Vale sia per quelle dei sacchetti ortofrutta che per quelle riportate direttamente su alcuni tipi di frutta e verdura, come ad esempio banane e mele. Gli impianti sono comunque attrezzati a rimuoverle; tuttavia, l’utente sensibile può apporre l’etichetta sul manico, così da toglierla prima di utilizzare il sacchetto per la raccolta dell’umido, senza inficiarne la tenuta.
3 - Impianti qualificati per gestire plastica biodegradabile e compostabile. L’impiantistica dedicata al riciclo dei rifiuti organici si conferma come una filiera qualificata ed efficiente nella gestione degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile: la quasi totalità degli impianti (con poche eccezioni, dovute a particolari sistemi di pretrattamento) accetta e gestisce senza alcun problema la presenza di manufatti in plastica compostabile nel flusso di organico conferito, sia nel caso di processi biologici di solo compostaggio che nei processi integrati digestione/compostaggio.
4 - Sacchetti strappati vanno bene nell’organico. Un sacchetto strappato, ancorché non più a tenuta, può essere comunque conferito nel flusso dell’organico destinato al compostaggio (o digestione anaerobica abbinata al compostaggio) perché biodegradabile e compostabile.
5 - Per l’organico solo sacchetti certificati. Per un corretto trattamento dei rifiuti organici è fatto obbligo di utilizzare i sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile certificati a NORMA UNI EN 13432 in carta o in bioplastica, per contribuire all'effettivo recupero dei rifiuti e alla produzione di compost di qualità.
6 - Verificare la certificazione del sacchetto. Per riconoscere un sacchetto conforme alla legge bisogna controllare se riporta le scritte “biodegradabile e compostabile”, quella dello standard europeo EN 13432:2002 e la certificazione di compostabilità.
7 - Evitare le buste di plastica tradizionale. Per raccogliere l’umido bisogna assolutamente evitare le buste di plastica tradizionale: è un materiale che risulta “indigesto” ai microorganismi che trasformano gli scarti alimentari e verdi in compost. Non può dunque essere riciclato nella filiera del recupero del rifiuto organico.
8 - Plastica tradizionale problema per il riciclo organico. Le plastiche convenzionali presenti nel rifiuto organico si sono rivelate un grave problema: la loro rimozione pressoché integrale, per garantire il rispetto degli standard qualitativi del compost, rende necessari interventi di raffinazione impegnativi dal punto di vista delle energie investite e costosi per gli ingenti quantitativi di scarti prodotti.
Il CIC (Consorzio Italiano Compostatori) è l'associazione italiana per la produzione di compost e biogas. Il Consorzio, che conta più di 130 soci, riunisce imprese pubbliche e private produttrici di fertilizzanti organici e altre organizzazioni ed imprese che, pur non essendo produttori di compost, sono comunque interessate alle attività di compostaggio (produttori di macchine e attrezzature, di fertilizzanti, enti di ricerca, ecc.). Il CIC promuove la produzione di materiali compostati, tutelando e controllando le corrette metodologie e procedure. Promuove le iniziative per la valorizzazione e la corretta destinazione dei prodotti ottenuti dal compostaggio e svolge attività di ricerca, studio e divulgazione relative a metodologie e tecniche per la produzione e utilizzazione dei prodotti compostati.
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