Una norma entrata in vigore in questi giorni potrebbe portare al collasso il sistema di gestione rifiuti nel nostro paese.
19 febbraio 2015 06:12
L’allarme giunge dalle principali associazioni degli operatori del settore ambiente (Fise Assoambiente, Fise Unire, Federambiente e Atia-Iswa): in virtù di una norma entrata in vigore ieri, la gran parte dei “rifiuti speciali” potrebbe trasformarsi per legge in “rifiuti pericolosi”, mettendo a rischio il sistema nazionale di gestione dei rifiuti.
Se non s'interviene tempestivamente – denunciano le associazioni –, nel giro di alcune settimane i pochi impianti autorizzati a trattare i rifiuti pericolosi saranno saturi e aumenterà esponenzialmente il ricorso all’esportazione dei rifiuti riclassificati, con conseguente ulteriore ingiustificata penalizzazione dei cittadini e delle imprese produttrici.
Il provvedimento non dovrebbe avere un impatto rilevante per il nostro settore: le plastiche codice 20 non sono classificate pericolose e quelle con codice 16 non hanno codici specchio.
La norma, inserita nella conversione in legge (agosto 2014) del decreto Competitività, rivoluziona la classificazione dei rifiuti speciali con “codici a specchio”, cioè quelli che potevano essere considerati pericolosi o non pericolosi a seconda delle loro caratteristiche - fanno sapere in una nota le quattro associazioni dell’industria ambientale -. La nuova disposizione comporta praticamente, con un'applicazione estrema e ingiustificata dal punto di vista scientifico del principio di precauzione, la classificazione come pericolosi di circa 2/3 dei rifiuti speciali non pericolosi prodotti in Italia, qualcosa come 85 milioni di tonnellate all'anno.
Non solo, si legge nella nota: l’applicazione della nuova norma sconvolgerà l’operatività quotidiana non solo dei produttori dei rifiuti ma anche delle migliaia d’imprese impegnate nell’ordinaria gestione dei rifiuti e produrrà, a breve, diverse situazioni d’emergenza in tutta Italia, perché rifiuti che fino a ieri erano considerati non pericolosi non potranno più essere gestiti negli impianti che li hanno sinora trattati e dovrebbero essere conferiti presso impianti autorizzati a gestire rifiuti pericolosi, insufficienti però per tali quantità di rifiuti.
Si rischia così di produrre effetti contrari rispetto alla ratio della legge nella quale è contenuta, ossia aumentare il grado di competitività del sistema Italia, incrementando il negativo “turismo dei rifiuti” e favorendo di fatto la loro gestione in aziende estere.
Fise Assoambiente, Fise Unire, Federambiente e Atia-Iswa hanno quindi chiesto al Ministero dell’Ambiente di emanare – come previsto dall'ordine del giorno approvato dalla Camera il 6 agosto 2014 – una circolare esplicativa o altro atto amministrativo per garantire, nel più breve tempo possibile, alle imprese e ai cittadini italiani condizioni applicative in linea con le disposizioni europee.
L'applicazione della norma e il cambio di status dei rifiuti speciali speculari determina fra l'altro la necessità di una revisione dei contratti (le cosiddette “omologhe”) in essere tra produttori e imprese incaricate della gestione dei rifiuti, che dovranno ora prevedere un diverso iter per il loro trattamento e richiedere modifiche autorizzative che, nella migliore delle ipotesi, comportano tempi molto lunghi.
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