Abbiamo avuto la possibilità di esaminare la bozza della proposta elaborata dal trilogo sulla riduzione dei sacchetti in plastica.
20 novembre 2014 09:33
La proposta di modifica della direttiva imballaggi in funzione taglia-shopper (riduzione del consumo di sacchetti in plastica per la spesa nella UE) è stata annunciata dalla Commissione europea un anno fa e votata dal Parlamento europeo il 16 aprile scorso con 43 emendamenti. Il 17 novembre scorso una delegazione del Parlamento europeo e del Consiglio ha ulteriomente limato il testo, che domani (venerdì 21 novembre) sarà esaminat e votato dal Comitato dei rappresentanti permamenti (Coreper) dei 28 paesi membri.
Se passerà in questa sede, dove è sufficiente la maggioranza qualificata, tornerà al Parlamento europeo per il voto finale, che potrebbe avvenire già la prossima settimana.
L’ultima versione della proposta, che abbiamo avuto la possibilità di visionare, conferma alcuni punti del testo approvato dal Parlamento, ma contiene anche alcune importanti modifiche.
Vediamo innanzitutto il campo di applicazione: l’obiettivo del provvedimento è la riduzione dell’utilizzo di sacchetti per la spesa monouso in plastica, dotati o meno di maniglia, con spessore 50 micron, distribuiti nei punti di vendita. I singoli paesi potranno decidere di escludere dal campo di applicazione i sacchetti ultra-leggeri, con spessore sotto i 15 micron, per ragioni di igiene o per consentire l’asporto di prodotti alimentari sfusi (quali ortaggi e frutta).
Per ridurre il consumo di shopper, i paesi membri potranno introdurre misure di diverso tipo, dall’imposizione di un prezzo di acquisto a tasse o altri tipi di prelievi che abbiano mostrato una reale efficacia, fino alla completa messa al bando (come avviene in Italia) in deroga all’articolo 18 della direttiva Imballaggi (94/62/EC), a condizione che queste restrizioni siano “porporzionate e non discriminatorie”. Dovrebbe così decadere la procedura d’infrazione contro il nostro paese proprio per la violazione dell’Art. 18 sulla libera circolazione degli imballaggi in ambito comunitario.
Ai paesi membri è lasciata comunque ampia discrezionalità: i target da raggiungere a livello nazionale sono di 90 sacchetti per abitante entro il 31 dicembre 2019 e di 40 entro il 31 dicembre 2019 (o l’equivalente in peso); va ricordato che il consumo medio stimato dalla Commissione europea nel 2010 è pari a 190 sacchetti per cittadino europeo (181 in Italia, ma altre stime indicano un valore più elevato).
In alternativa al raggiungimento di questi target, i paesi membri possono adottare, entro il 31 dicembre 2018, misure che non consentano la distribuzione gratuita dei sacchetti ai consumatori; anche in questi caso esiste la possibilità di escludere i sacchetti ultra-leggeri.
Il documento indica anche lo standard EN 13432 come riferimento per identificare i sacchetti compostabili in impianti industriali; la Commissione dovrà chiedere al comitato per la standardizzazione di elaborare norme specifiche per la compostabilità domestica
Entro due anni dall’entrata in vigore della direttiva, i paesi membri dovranno definire un’etichetta comune per identificare i sacchetti per la spesa biodegradabili e compostabili, che contengano informazioni sulle loro proprietà utili ai consumatori.
Per quanto concerne i sacchetti prodotti con plastiche oxo-biodegradabili, il bando al loro uso, inserito con un emendamento durante i lavori parlamentari, è stato sostituito dalla raccomandazione a condurre uno studio sull’impatto ambientale, da presentare al Parlamento e al Consiglio, insieme con misure tese a limitarne l’uso o a ridurre i danni per l’ambiente.
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