Sconfortante il quadro che emerge dall’Osservatorio Cerved Group: nel 2013 record di fallimenti.
1 aprile 2014 06:19
Le aziende subiscono l’onda lunga della crisi e non poteva essere altrimenti. Lo scorso anno il numero di fallimenti, procedure non fallimentari e liquidazioni volontarie ha superato ogni record precedente. Secondo l’Osservatorio del centro studi Cerved, nel nostro paese hanno chiuso i battenti 111.000 imprese, il 7,3% in più rispetto al 2012, con una punta del +12% negli ultimi tre mesi dell’anno (14.000 chiusure).
Le procedure concorsuali sono state tremila, il 54% in più rispetto al 2012, in virtù del boom registrato dai concordati preventivi, più che raddoppiati rispetto all’anno precedente: la forte crescita di questa procedura - nota lo studio Cerved - è legata all’introduzione del concordato in bianco, che consente alle imprese di bloccare le azioni esecutive dei creditori in attesa di preparare un piano di risanamento. Uno strumento ampiamente utilizzato dalle imprese (oltre 4,4 mila pre-concordati nell’anno) che, in oltre un terzo dei casi, si e? trasformata in un ‘vero’ concordato preventivo.
L’anno appena trascorso ha registrato punte record anche nelle liquidazioni volontarie, con la chiusura di 94 mila aziende, il 5,6% in più rispetto al 2012. Per quanto concerne invece le procedure fallimentari, sono state richieste da 14.000 aziende, con una crescita di dodici punti percentuali: si tratta del numero più alto mai registrato dall’inizio della serie storica (2001).
A sopportare il peso della crisi sono soprattutto le imprese del terziario, con un aumento dei fallimenti del 15%. Ma anche l’industria non sembra godere di buona salute: l’anno scorso si è infatti invertita la tendenza positiva del 2012, con un aumento dei fallimenti con tassi a due cifre (+12,9%), che riguarda quasi tutti i segmenti manifatturieri. Le procedure fallimentari sono aumentate a ritmi particolarmente elevati nella chimica (+50%), nella siderurgia (26,8%) e nel sistema casa (+22,4%).
Dal punto di vista geografico, la crescita dei fallimenti non ha risparmiato alcuna area del paese, con tassi di crescita ovunque più elevati rispetto a quelli registrati nel 2012. Nel Nord Est è emersa una decisa inversione di tendenza - rileva l’Osservatorio Cerved -. Se nel 2012 il numero di procedure era diminuito del 3,6%, l’anno scorso c’è invece stato un incremento del 19,7%, dovuto alla forte accelerazione osservata in Emilia Romagna (+25,4%) e in Trentino Alto Adige (+21,7%), e all’incremento a tassi a due cifre registrato in Veneto (+16,1%) e in Friuli (+14,4%).
Crescono a ritmi sostenuti anche i fallimenti nelle regioni del Centro (+12,9%) e del Sud (+10%). Nel Nord Ovest i fallimenti hanno superato quota 4 mila (+8,6% rispetto al 2012): su questo trend ha pesato soprattutto l’aumento registrato in Lombardia (+12,7%), mentre in Piemonte si è registrato un incremento più modesto (+1,9%); il fenomeno risulta invece in calo in Liguria e in Valle d’Aosta.
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