26 febbraio 2024 15:45
Come in economia, per la nota legge di Gresham, la moneta cattiva caccia quella buona facendola uscire dalla circolazione, nell'economia circolare il riciclato di bassa qualità fa lo stesso con quello più pregiato. Come denuncia la federazione europea dei riciclatori di materie plastiche PRE (Plastics Recyclers Europe), mettendo sull'avviso i legislatori europei alle prese con il nuovo Regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio.
Secondo l'associazione, le crescenti importazioni di plastica riciclata in Europa, combinate con il declino della competitività interna e la mancanza di condizioni di parità, stanno sbilanciando il mercato, favorendo una deindustrilizzazione del settore. In altre parole, cresce la domanda di materiali riciclati, ma allo stesso aumentano le esportazioni extra UE di rifiuti plastici (+18% nel 2023), segno che qualcosa non funziona.
E la situazione potrebbe peggiorare.
Il Regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggio - spiega PRE in una nota diffusa oggi - punta ad accrescere la circolarità armonizzando le pratiche negli Stati membri dell’UE, affrontando in modo efficace la gestione dei rifiuti e creando un mercato per i prodotti riciclati. Tuttavia, l’orientamento politico adottato nei triloghi sta facendo svanire l’ottimismo iniziale.
"Consentire ai rifiuti di plastica extra-UE di contribuire al raggiungimento degli obiettivi anche per gli imballaggi prodotti e riempiti in ambito comunitario, senza meccanismi di controllo e verifica affidabili, avrà un impatto negativo su un mercato già in contrazione e minacciato", sottolinea l'associazione.
Il paradosso è che un numero maggiore di rifiuti dell’UE possa essere avviato in discarica o incenerito, mettendo a repentaglio gli obiettivi ambientali del Green Deal europeo.
Secondo uno studio citato da PRE, che riguarda la filiera del PET e del poliestere, la contrazione degli investimenti futuri in impianti di riciclo europei porterebbe a più che raddoppiare le emissioni continentali di gas serra entro il 2040, poiché più rifiuti verrebbero inceneriti anziché riciclati. Lo studio mostra inoltre che il tasso di riciclo del PET scenderebbe tra il 32% e il 38% entro il 2040, rispetto al 67% stimato nello scenario circolare.
L'appello a chi siede ai tavolo del trilogo è di garantire un quadro politico che affronti in modo coerente la domanda e l’offerta di contenuto riciclato nel packaging. "Oggi - sottolinea Plastics Recyclers Europe - i legislatori stanno inviando un messaggio fuorviante: non vale la pena investire nella filiera del riciclo delle plastiche. I riciclatori saranno i primi a subirne le conseguenze, ma subito dopo toccherà ai trasformatori e ai produttori di materie prime".
"Chiediamo urgentemente alle istituzioni UE di introdurre tutele per l’industria europea della plastica e di garantire condizioni di parità - conclude l'associazione -. Inoltre, le affermazioni sulla transizione verso un’economia circolare e sulla garanzia della competitività a lungo termine dell'Europa saranno parole vuote se le istituzioni dell’UE non riusciranno ad adottare le misure necessarie per realizzare questi obiettivi".
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