3 agosto 2020 10:49
In Italia, l’anno scorso sono stati utilizzati dai trasformatori 1,175 milioni di tonnellate di polimeri rigenerati da scarti industriali o da post-consumo, con un incremento del +4,4% rispetto al 2018 (e di ben il +14,6% rispetto al 2015). Nel conto sono comprese le principali commodities plastiche (poliolefine, PVC, stireniche, PET e plastiche miste), ma non i tecnopolimeri (PA, ABS, SAN, PC, acetaliche, acrilici, fluorurati ecc).
Il dato è contenuto nello studio “Materie plastiche riciclate utilizzate in Italia - Analisi quantitativa 2019” commissionato a Plastic Consult da IPPR - Istituto per le plastiche da riciclo, organismo che opera in seno a Federazione Gomma Plastica, elaborato partendo dalle informazioni fornite da un campione di 178 operatori del settore.
La fonte principale di materie prime seconde per l’industria di trasformazione rimane quella post-consumo, con una quota del 71% contro il 29% dei pre-consumo. L’industria delle materie plastiche italiana si conferma anche nel 2019 un importatore netto di scarti industriali (pre-consumo), in particolare per quanto riguarda le poliolefine.
I principali polimeri rigenerati sono i polietileni, con poco più del 30% dei volumi complessivi trasformati; al secondo posto il polipropilene con il 27% e il PET con una quota del 20%. Seguono PVC con il 7%, stireniche (PS ed EPS) con il 6% e frazioni miste (9%).
Le plastiche che mostrano una crescita più elevata sono HDPE e PET, grazie allo sviluppo delle applicazioni nell’imballaggio rigido; registrano un trend positivo anche plastiche miste e stireniche, queste ultime trainate dall’incremento degli impieghi in edilizia, mentre uno sviluppo moderato contraddistingue gli altri polimeri, in particolare il polipropilene, la cui contrazione nel comparto trasporti è bilanciata dallo sviluppo in altri settori applicativi.
Per quanto concerne i settori d’impiego delle plastiche rigenerate, l’anno scorso è cresciuta la quota dell’imballaggio - che ora supera il 30% - mentre una serie di altre applicazioni (edilizia e articoli tecnici, altre applicazioni diversificate) hanno visto ridursi di un punto percentuale la loro rappresentatività. Restano stabili igiene e arredo urbano (poco più del 15%), casalinghi e mobile/ arredo (9%) e agricoltura (4%). La maggiore crescita in valore assoluto si riscontra nell’imballaggio, con un +16% sul 2018, quindi i casalinghi (+4% su base annua), edilizia e igiene/arredo urbano. Ferma l’agricoltura, mentre evidenziano un calo tanto gli articoli tecnici che il tessile.
Il report completo, con un’analisi dei singoli polimeri e applicazioni, opportunità e barriere allo sviluppo è scaricabile sul sito di IPPR (clicca QUI).
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