5 aprile 2017 07:50
Sono sei i finalisti al premio per l’innovazione “Bio-based Material of the Year 2017”, su diciotto prodotti sottoposti alla giuria. La proclamazione dei vincitori avverrà in occasione della International Conference on Bio-based Materials in programma a Colonia (Germania) il prossimo 10 e 11 maggio, sulla base di una presentazione di dieci minuti che ogni concorrente terrà al cospetto dei partecipanti, chiamati a decretare il materiale biobased dell’anno.
Nessuna proposta italiana tra i sei finalisti provenienti da Belgio, Finlandia, Germania e Stati Uniti.
MONOUSO DA SCARTI AGRICOLI. Nella rosa dei papabili c’è la tedesca Bio-Lutions che utilizza residui agricoli o eccessi di produzione per produrre imballaggi e stoviglie monouso, attraverso un processo meccanico che tiene insieme le fibre a livello micro e nano, evitando l’utilizzo di prodotti chimici o processi termici per l’estrazione della cellulosa. La tecnologia sviluppata dala società tedesca consente di utilizzare anche le fibre più corte provenienti dai sottoprodotti dell’agricoltura. Una volta utilizzati, i manufatti possono essere riciclati, utilizzati per produrre biogas o termovalorizzati con impronta neutrale al carbonio grazie all’origine da biomassa.
GOMME DA GUAYULE. La statunitense Cooper Tire concorre al Bio-based Material of the Year con un progetto avviato con alcuni partner industriali che prevede lo sfruttamento di guayule per sintetizzare poliisoprene destinato alla fabbricazione di pneumatici per autovetture. Il guayule (Parthenium argentatum) è un arbusto non destinato all’uso alimentare, che prospera in climi aridi, capace di fornire un lattice alternativo a quello ricavato dalla Hevea brasiliensis, l’albero della gomma.
TPE IN PARTE BIOBASED. Hexapol punta al podio con la serie di elastomeri termoplastici Dryflex Green, presentata due anni fa a Fakuma. Sono disponibili gradi con diversa durezza, modulabile in funzione dell’applicazione finale, caratterizzati da un contenuto di materie prime rinnovabili di origine vegetale superiore al 90%. La società belga sta anche studiando compound con rinforzi naturali, capaci di donare un effetto ‘naturale’ ai prodotti finiti. I TPE Dryflex Green sono colorabili e, alla fine della loro vita utile, possono essere riciclati.
CARTA CON UNA MARCIA IN PIÙ. La società finlandese Paptic si è fatta largo tra i finalisti con una nuova generazione di materiale cellulosico, biodegradabile all’80% e riciclabile con la carta, che punta a fare concorrenza alle materie plastiche nel settore del packaging, a partire dai sacchetti di plastica, sempre più invisi a livello europeo. Secondo il produttore, il materiale a base di cellulosica combina le caratteristiche della carta, della plastica e dei tessuti. La tecnologia brevettata utilizza un processo di espansione che riduce fino alla metà il peso e consuma il 30% in meno di energia rispetto ai tradizionali prodotti in carta.
MUTA SENZA NEOPRENE. Una muta da sub più sostenibile di quelle tradizionali in policloroprene è il prodotto presentato in concorso dalla statunitense Patagonia. La muta da surf Yulex R3 è realizzata con 85% di gomma naturale, 15% di gomma sintetica e poliestere riciclato, un mix di materiali che ridurrebbe fino all’80% le emissioni di CO2 rispetto ai prodotti in neoprene. La gomma naturale fornita da Yulex Corp è ottenuta da piantagioni di Hevea certificate FSC e irrigate con acqua piovana o riciclata.
FRAGRANZE. Ultima azienda in concorso, la tedesca Phytowelt GreenTechnologies propone una fragranza al lampone di origine naturale - e non di derivazione sintetica - destinata alla produzione di alimenti con qualità e in quantità compatibili con la produzione industriale.
Per informazioni: International Conference on Bio-based Materials
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