15 maggio 2025 10:45
Il sindacato dei chimici della Cgil mantiene la posizione fortemente critica sul piano di ristrutturazione della chimica di base presentato nei mesi scorsi dal gruppo ENI e oggetto di un protocollo d'intesa siglato al Mimit con le altre rappresentanze sindacali di settore (leggi articolo).
"Il piano di Eni Versalis, più che un piano di trasformazione, è un delitto industriale, l’ultimo atto del processo di uscita dalla chimica compiuto da ENI negli ultimi decenni, un colpo durissimo per l’intero sistema industriale italiano": commenta così la Filctem, che ieri ha tenuto a Roma una conferenza stampa per poi partecipare alla prima parte dell’audizione presso la X Commissione Attività produttive della Camera dei deputati; audizione che proseguirà mercoledì 21 maggio.
Il sindacato stima una ricaduta occupazionale del piano su oltre 20.000 lavoratori diretti e dell’indotto, e, potenzialmente, sui circa 200.000 addetti della filiera petrolchimica, per l’effetto domino della chiusura degli ultimi due impianti di cracking in Italia, a Brindisi e Priolo. Stime che però vengono contestate da Versalis, che in più occasioni ha ribadito il sostanziale mantenimento dell'attuale livello occupazionale.
Il sindacato non accetta nemmeno che il piano venga giustificato da una "presunta crisi irreversibile della chimica di base europea", tanto più - sostiene - che il nostro paese è tra i paesi firmatari del ‘non paper’ sulla chimica, "che chiede di mettere al centro della strategia industriale europea la produzione di alcune di quelle molecole che proprio ENI Versalis vuole smettere di produrre nella Penisola”.
La Filctem accusa anche Versalis di non mantenere gli impegni presi in passato e per questa ragione - afferma - ha deciso di non firmare il protocollo d'intesa di marzo.
"Negli impianti di cracking di Porto Torres, Gela e Porto Marghera, per i quali erano stati sottoscritti protocolli che prevedevano incrementi occupazionali ed investimenti, nell’ultimo decennio sono stati persi quasi 5.000 posti di lavoro tra dipendenti diretti ed indotto e gli investimenti promessi non sono arrivati a destinazione”, sottolinea il sindacato.
Parole dure anche contro il Governo, accusato di avallare il piano di ENI Versalis: "Il ministro Urso sostiene perfino che la chiusura dei cracking sia funzionale alla decarbonizzazione, perché senza quegli impianti si produrranno meno tonnellate di anidride carbonica. È una bugia di comodo: i siti dovranno approvvigionarsi all’estero, e lo stoccaggio e il trasporto di etilene e poliolefine produrranno un quantitativo maggiore di CO2 rispetto alla produzione in Italia”.
Per Cgil e Filctem, serve quindi una svolta immediata, ovvero fermare il piano ENI Versalis e definire un nuovo piano nazionale per la chimica di base e sostenibile. O, in alternativa, favorire la cessione degli impianti a un gruppo industriale internazionale realmente interessato allo sviluppo del settore e non alla sua dismissione.
"La chimica – si chiude la nota - non è il passato, è il futuro dell’industria italiana. Se il Governo non interverrà, sarà complice della distruzione di un asset strategico nazionale, con danni irreversibili per l’economia, l’occupazione e la sovranità industriale del Paese”.
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