13 novembre 2024 08:45
Mentre a Ecomondo si celebravano i risultati ottenuti nel nostro paese nel recupero e riciclo dei rifiuti da imballaggio, l'associazione ambientalista Greenpeace ha diffuso il report “Plastica, Italia campione del riciclo?" che solleva dubbi sulla gestione dei packaging in plastica a fine vita, evidenziando che il riciclo effettivo è inferiore al 50% di quanto prodotto e per di più si basa su metodi di calcolo poco trasparenti.
Al netto della battage mediatico suscitato dallo studio - a pochi giorni dall'apertura del quinto incontro sul Trattato globale sulla plastica -, i dati su cui si basa lo studio sono noti agli operatori del settore, anche perché si basano sui report dei consorzi Corepla e Conai, come per altro ammettono gli stessi ricercatori.
Il fatto che il riciclo effettivo calcolato nel 2022 era del 55,1%, mentre il valore relativo al 2023 scende al 48% è dovuto alla nuova metodologia di calcolo adottata dall'Unione europea, che ora considera il riciclo effettivo, escludendo gli scarti originati nel trattamento dei rifiuti. In base a questo ricalcolo - afferma Greenpeace - l'Italia oggi non raggiunge ancora gli obiettivi comunitari di riciclo del 50% entro il 2025 e del 55% entro il 2030.
L'associazione ambientalista va oltre e solleva dubbi sui risultati pubblicati dai consorzi, in quanto - afferma -. i documenti necessari a effettuare il nuovo calcolo non sono pubblici e gli audit svolti da un ente indipendente per stimare il riciclo effettivo sono stati eseguiti solo su tre impianti.
"Credere nell’eccellenza del sistema che gestisce i nostri imballaggi in plastica assomiglia più a un atto di fede - afferma Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia -. I dati di Corepla e Conai si caratterizzano per opacità e scarsa trasparenza sui criteri di calcolo e rendicontazione, e i risultati realmente ottenuti potrebbero essere ben più scarsi di quelli dichiarati". "Eppure - aggiunge Ungherese -, le incredibili performance del sistema di riciclo italiano continuano a essere sbandierate dai nostri politici a ogni tavolo negoziale internazionale e impiegate come scudo per conservare lo status quo, opporsi a qualsiasi provvedimento che riduca l’utilizzo di plastica monouso e ritardare tutte quelle strategie che favoriscono il riuso. Chiediamo maggiore trasparenza a tutti gli attori coinvolti nella filiera italiana, anche in vista dell’ultimo round negoziale sul trattato sulla plastica che inizierà in Corea del Sud nelle prossime settimane".
"I dati Corepla sul riciclo degli imballaggi in plastica sono presenti nella nostra relazione sulla gestione - replica il presidente di Corepla, Giovanni Cassuti -. Come viene specificato, in attesa di indicazioni precise su come le autorità competenti intendano calcolare l’obiettivo di riciclo, a partire dal 2022 Corepla effettua una stima delle quantità conteggiabili ai fini del raggiungimento degli obiettivi di riciclo".
"Come già affermato anche da Eurostat, nel 2023, tra i grandi Paesi europei siamo secondi solo alla Germania - aggiunge Cassuti -. Tutto quello che ancora non è stato possibile avviare a riciclo, poco più di 500.00 tonnellate, è stato invece destinato per oltre il 90% alle cementerie per produrre energia al posto di combustibili fossili".
Vedi anche: Plastica, Italia campione del riciclo? (PDF)
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