3 luglio 2024 08:50
Di Bio-on, la start-up bolognese delle bioplastiche, si è parlato e scritto molto, durante l'ascesa e subito dopo la caduta, avvenuta nell'estate del 2019. Poi è calato il silenzio, rotto da qualche notizia di cronaca giudiziaria.
Da qualche mese, con l'apertura del processo penale ai vertici dell'azienda, Marco Astorri e Guy Cicognani, si sono riaccesi i riflettori su una storia complessa, non facile da giudicare per le numerose sfumature di carattere tecnologico, industriale, finanziario e - non ultimo - anche giudiziario.
Nel rumore mediatico che accompagna il caso, per provare a capire cosa è successo, mi sento di consigliare il libro "L’unicorno. Ascesa e caduta della start-up che voleva salvare il mondo dalla plastica" dei giornalisti Marco Madonia e Gianluca Rotondi, edito da Baldini+Castoldi nella collana Le Formiche. Libro che - per quanto conosco della storia - appare equilibrato e ben documentato, nonostante qualche licenza poetica, che rischia di togliere autorevolezza all'inchiesta: una voce narrante, sorta di coroeuta riconducibile a più persone intervistate dagli autori, funzionale alla narrazione degli avvenimenti, e le riflessioni in prima persona di Marco Astorri, tratte da documenti aziendali, mail, intercettazioni, atti d'inchiesta e dichiarazioni, assemblate come un flusso di coscienza.
Un espediente letterario che rende la lettura più avvincente, senza però condannare o assolvere i personaggi principali di questa storia: Marco Astorri da una parte e Gabriele Grego di Quintessential Capital Management dall'altra.
A differenza di altri testi, video o podcast che hanno trattato il caso, nel libro di Madonia e Rotondi non c'è incanto (la bella favola della plastica buona), ma nemmeno disincanto. Bio-On non è stata la start-up che avrebbe potuto cambiare il mondo con la sua bioplastica a base PHA - e chi opera nel settore non lo ha mai creduto -, ma Astorri non è stato un cinico imbonitore privo di scrupoli - e chi lo ha conosciuto può confermarlo.
Ancora: Grego ha fatto quello che si fa nel mondo della finanza, ovvero speculare; e chi si quota in Borsa deve sapere che nel mare aperto nuotano gli squali, quanto meno dal 1987, anno di uscita del film Wall Street diretto da Oliver Stone (Gordon Gekko docet). Si può cercare di guadagnare credendo nell'azienda e investendo sul suo successo, ma anche scommettendo sulla sua inconsistenza, al ribasso. E i tempi dell'industria non sempre coincidono con quelli sincopati delle trimestrali.
Poi ci sono - e il libro ne dà conto - i mancati controlli delle autorità, ingenuità nella gestione dell'azienda, i facili entusiasmi dei piccoli azionisti e un substrato mediatico che, già allora, metteva sotto accusa in modo acritico la plastica e sperava nel miracolo di un materiale che la potesse sostituire in poco tempo.
Il libro racconta la storia di Bio-on dalle origini ai giorni nostri, ma sospende il giudizio, e fa bene. Ci sarà una sentenza a stabilire se alcuni confini sono stati superati, se la legge è stata violata. Ma ci sarà - ci auguriamo presto - anche una controprova della validità della tecnologia messa a punto da Bio-on, ovvero la riapertura della bioraffineria di Castel San Pietro Terme da parte di Maip, che ha riportato in vita il progetto di Astorri rilevando brevetti e impianti.
In attesa di sviluppi, buona lettura.
di Carlo Latorre
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