11 novembre 2022 12:24
Il regolamento che la Commissione europea ha messo a punto, per ora solo in bozza, per modificare la Direttiva su imballaggi e rifiuti da imballaggio (leggi articolo) ha l'unico merito di mettere d'accordo l'intera industria del packaging, senza distinzione di tipologia o materiale, sulla necessità di ritirarla o modificarla radicalmente.
É questo il senso dell'appello (versione integrale in allegato) indirizzato da oltre 60 associazioni europee con interessi nel packaging - tra cui l'italiana Unionplast - alla Commissione per segnalare le numerose criticità contenute nel testo.
I firmatari si lamentano di non essere stati presi nella giusta considerazione, nonostante la collaborazione fornita nell'ambito della DG Ambiente, per arrivare a una modifica della direttiva coerente sia dal punto di vista ambientale che economico. E che non sono state adeguatamente valutate sia l'efficacia dei provvedimenti in termini di costi degli impatti, sia il criterio di "proporzionalità". L'attuale approccio - si legge nel documento - porterà a un contesto normativo che sarà nel migliore dei casi impraticabile e nel peggiore dei casi paralizzante per interi settori dell'industria europea, con significativi rischi di interruzione in molte catene di approvvigionamento.
I punti critici sono quelli già segnalati da alcune associazioni nei giorni scorsi, ad esempio favorire il riuso a scapito del riciclo per ottenere la circolarità degli imballaggi. Paradossalmente, segnalano i firmatari, ciò renderà più difficile trasformare i rifiuti in materie prime seconde riutilizzabili, ostacolando lo sviluppo del riciclo e mettendo così a repentaglio milioni di posti di lavoro e miliardi di euro di investimenti, proprio in un momento in cui l'Europa ha bisogno di una crescita resiliente e sostenibile. Per molti produttori o utilizzatori di imballaggi, in particolare PMI - si legge nell'appello inoltrato a Bruxelles - l'impatto di questa proposta non è solo insostenibile, ma anche esistenziale. A questo proposito, viene chiesta la definizione di un quadro per la rapida adozione di linee guida chiare di Design for Recycling, da aggiornare regolarmente con il coinvolgimento di esperti per i diversi materiali da imballaggio.
Vengono bocciati gli elenchi negativi prescrittivi, ritenuti non solo non necessari, ma addirittura dannosi per l'innovazione su materiali e imballaggi circolari, per gli investimenti in nuovi impianti di raccolta, selezione e riciclo, oltre che per favorire l'utilizzo di maggiori contenuti di riciclato.
Per i firmatari, vanno rivisti gli obiettivi di riutilizzo e ricarica degli imballaggi, ritenuti assolutamente non realistici, sproporzionati e potenzialmente controproducenti. Un approccio che non sempre è l'opzione migliore sotto il profilo climatico e ambientale, come dimostrano molti studi di LCA certificati di terze parti, ad esempio a causa della complessità logistica, in caso di lunghe distanze di trasporto o ovunque sia possibile la raccolta obbligatoria e il riciclo efficiente dei rifiuti da imballaggio.
Critiche vengono sollevate anche sugli obiettivi di contenuto di riciclato negli imballaggi in matriale plastico, che non terrebbero conto dei colli di bottiglia che influiscono su disponibilità, qualità e costi del materiale rigenerato. In attesa di norme sul riciclo chimico - che andrebbe conteggiato negli obiettivi di riciclo - e considerando la scarsa disponibilità di polimeri riciclati utilizzabili in applicazioni sensibili come i prodotti alimentari, farmaceutici e cosmetici, gli obiettivi proposti non possono essere raggiunti senza compromettere la funzionalità dell'imballaggio o, in alternativa, impiegando una maggiore quantità di materiale, aumentando in questo modo l'impatto ambientale. Ancora una volta - si legge nella missiva - sembra esserci stata una totale mancanza di valutazione dell'effettiva pssibilità di raggiungere di questi obiettivi.
In tema di riduzione del materiale utilizzato nel confezionamento dei prodotti, l'intento è buono, ma viene criticata l'introduzione di un rapporto arbitrario prodotto/imballo per prodotti specifici, senza tener conto della sicurezza e della funzionalità del packaging, né delle diverse caratteristiche dei prodotti confezionati.
Divieti arbitrari e obiettivi non realistici e discriminatori non supportati da prove scientifiche ed empiriche - conclude la nota - non creano un clima positivo per gli investimenti, necessari per sostenere la transizione, e fanno dubitare l'industria se continuare a investire in un tale quadro normativo.
Di seguito, pubblichiamo l'elenco dei firmatari: AGMPM (Association of Greek Manufacturers of Packaging & Materials), AGVU (Arbeitsgemeinschaft Verpackung + Umwelt e.V.), AIJN(European Fruit Juice Association), ARAM (Romanian Association for Packaging and the Environment), CEPI (Confederation of European Paper Industries), Cicloplast – Epro, Cicpen, ECMA (European Cigar Manufacturers Association), Eko-Pak, Elipso, EPLF (European Producers of Laminate Flooring Association), EPPA (European Paper Packaging Alliance), Eumeps (European Manufacturers of Expanded Polystyrene), EuPC (European Plastics Converters), EUBP (European Bioplastics), Europen (European Organization for Packaging and the Environment), FEPA (Federation of European Producers of Abrasives), FPA (Finnish Packaging Association), FPE (Flexible Packaging Europe), FTA Europe, IK (Industrievereinigung Kunststoffverpackungen), INCPEN (Industry Council for Packaging & the Environment), Intergraf (European federation for print & digital communication), MMFA (Multilayer Modular Flooring Association), NMWE (Natural Mineral Waters Europe), PET Europe, Pro Carton (Association of European Cartonboard and Carton Manufacturers), SCS - Styrenics Circular Solutions, RISE (Research Institutes of Sweden), SPE (Smart Packaging Europe), SZZV (Slovak Association for Branded Products), VDS (Verband Deutscher Schleifmittelwerke), Unesda (Union of European Beverages Association) e Unionplast.
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