L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (
OCSE) ha recentemente publicato un report intitolato "
Preventing single-use plastic waste: implications of different policy approaches" dove vengono esaminati implicazioni ed effetti di diverse
politiche volte a limitare l'utilizzo di
articoli monouso in plastica, dal divieto imposto per legge all'imposizione di tasse al consumo fino a programmi di riduzione su base volontaria.
Secondo i ricercatori, nel caso degli
shopper monouso, l'applicazione di una
tassa - come avviene nel Regno Unito - consente di abbatterne l'utilizzo tra il
70 e il
90 percento (e di conseguenza i relativi rifiuti). Una misura tanto più efficace quanto l'imposta è superiore al prezzo che i consumatori sono disposti a pagare per il sacchetto (o qualsiasi altro articolo soggetto a tassazione ambientale).
Il
divieto, come nel caso italiano, consente di ridurre il consumo di sacchetti, ma - affermano i redattori dello studio,
Elisabetta Cornago,
Peter Börkey e
Andrew Brown - in termini di efficacia economica
è preferibile una tassazione, poiché quest'ultima è più flessibile: consente infatti ai consumatori e ai produttori di questi beni di adattare progressivamente i propri comportamenti e incoraggia l'innovazione.
Il maggiore effetto si ottiene quando sono già disponibili
alternative preferibili sotto il profilo ambientale e le
esenzioni sono
ridotte al minimo indispensabile. Inoltre, far pagare i consumatori invece che i produttori ha un maggiore impatto e utilizzare le risorse delle imposte alla protezione ambientale può favorire l'accettazione delle misure.
L'efficacia del provvedimento risulta invece minore se le
alternative hanno un
impatto ambientale maggiore, e qui gli analisti citano il caso dei sacchetti di carta; il rischio, in questo caso, è che la tassazione sposti i consumi in modo incontrollato verso altri articoli monouso.
Non sempre, però, le politiche basate sulla tassazione
funzionano: a questo proposito viene citato il caso dell'imposta applicata nel 2007 in
Belgio su film e posate monouso in plastica,
sospesa dopo qualche mese. La ragione dell'insuccesso potrebbe essere dovuta ad una domanda anelastica, alla bassa frequenza di acquisto o alla disponibilità limitata di alternative praticabili.
Come in tutte le regole, non mancano le
eccezioni, rilevate dallo studio: il bando può essere più efficace della tassazione se l'obiettivo è vietare l'impiego di specifici prodotti monouso a causa della loro dispersione nell'ambiente (obiettivo, per esempio, della
Direttiva SUP), sempre che siano disponibili alternative. Oppure, la tassazione è più efficace quando applicata ai
produttori se l'obiettivo è limitare l'uso di polimeri specifici al fine di ottenere una
migliore riciclabilità di un flusso di rifiuti.
Per quanto concerne, invece, le
iniziative volontarie, i ricercatori sembrano piuttosto scettici sulla loro reale efficacia, anche perché sono spesso meno ambiziosi nei loro obiettivi finali e lasciano spazio ai 'furbi'.
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