Il
riciclo chimico di s
chiume poliuretaniche rigide è al centro del progetto di ricerca
Circular Foam che vede impegnati 22 partner di nove paesi europei coordinati dal gruppo chimico tedesco
Covestro. Un processo che potenzialmente potrebbe interessare un milione di tonnellate rifiuti l'anno, a partire dal 2040, con impatto sulle emissioni intorno a 2,9 milioni di tonnellate di C02.
Il poliuretano espanso rigido viene infatti impiegato come
materiale isolante negli
edifici e nella
refrigerazione domestica e industriale, ma non è riciclabile per via meccanica ed è quindi destinato in gran parte al recupero energetico.
Il progetto Circular Foam sta vagliando due diverse strade per recuperare il materiale: la
chemiolisi, che punta a riportare i rifiuti al loro stato originario, e una
pirolisi di nuova generazione, "smart". In entrambi i casi, pur con diversi passaggi, si punta ad ottenere
polioli e
ammine destinati ad essere reimpiegati nella produzione di
nuove schiume rigide, in ciclo chiuso. Processi che vanno messi a punto e portati su scala industriale.
Per raggiungere questo obiettivo, Covestro sta lavorando a stretto contatto con l'Università
RWTH di Aachen e, in particolare, con il
CAT Catalytic Center, oltre che con politecnico
ETH di Zurigo,
BioBTX e
Università di Groningen.
Oltre alle tecnologie di riciclo, servono anche
infrastrutture per la raccolta, lo smontaggio e lo smistamento dei diversi componenti delle apparecchiature refrigeranti e la gestione dei rifiuti da costruzione nel caso degli isolamenti per edifici. Ad oggi, infatti, In Europa viene recuperata meno della metà dei frigoriferi dismessi. A monte, andrebbero anche
riformulate le schiume in modo da facilitarne il riciclo chimico a fine vita.
Covestro ha già sviluppato una tecnologia di
riciclo chimico per le
schiume flessibili di materassi e imbottiti, implementato su scala pilota all'inizio del 2021 nell'ambito del progetto
PUReSmart (
leggi articolo).
Per informazioni:
Circular Foam