Il consorzio
Ecopneus ha raccolto l’anno scorso in Italia oltre
220 mila tonnellate di pneumatici fuori uso (
PFU) presso circa 25mila gommisti in tutta Italia, un volume superiore del
5% rispetto all’obiettivo fissato dalle normative vigenti.
Per quanto riguarda la gestione del fine vita, il
57% dei PFU raccolti è stato avviato al
recupero di materia per produrre
granuli,
polverini di gomma e acciaio, mentre il 43% è stato destinato al recupero di energia. La gomma riciclata è stata riutilizzata nelle pavimentazioni sportive (32%), arredi urbani e aree da gioco per bambini (8%), isolanti acustici per edilizia (7%) e asfalti a bassa rumorosità (1%).
La quota destinata al
recupero di materia - spiega Ecopneus - mostra un trend in
costante crescita, da leggersi come risultato del consolidamento del sistema industriale di trattamento che ha generato un miglioramento in termini di qualità dei materiali e di ampliamento delle applicazioni. Il Consorzio destina oltre il
5% dei suoi
ricavi alla
Ricerca e Sviluppo per individuare nuovi settori di impiego della gomma riciclata da PFU.
Il settore beneficerà anche della recente firma del
Decreto End Of Waste, di cui si attende ora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. "Sancendo per la gomma riciclata lo status di materiale - afferma il Consorzio -, il provvedimento contribuirà a
stabilizzare le attività delle aziende di riciclo e stimolare lo sviluppo di nuovi prodotti e applicazioni d’utilizzo, e in particolare l’impiego del polverino di gomma riciclata nei conglomerati bituminosi per la realizzazione di asfalti modificati silenziosi e durevoli”.
Dal 2011 ad oggi, sono oltre 2 milioni le tonnellate di pneumatici fuori uso raccolte da Ecopneus, di cui oltre 130.000 tonnellate oltre il target di legge. Il sistema gestito da Ecopneus genera valore anche in termini economici: nel 2019 il Consorzio ha redistribuito un valore economico di
56,5 milioni di euro, per l’87% distribuiti alle aziende di filiera a copertura dei costi di raccolta, trasporto, trattamento e recupero dei PFU. Senza contare la riduzione del fabbisogno di materia prima vergine di importazione, per un valore stimato in 112 milioni di euro.
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