22 gennaio 2020 08:29
Tra 30 e 40mila tonnellate di pneumatici potrebbero essere immessi illegalmente sul mercato nazionale, con un mancato versamento del contributo ambientale per la loro raccolta e riciclo intorno a 12 milioni di euro, evasione dell’IVA stimabile in circa 80 milioni di euro ed un’esposizione al rischio di abbandono nell’ambiente di pneumatici fuori uso derivanti da attività illegali, che non esistono e sono dunque fuori dalle regole del sistema nazionale di gestione dei PFU. É questa la stima contenuta nel Rapporto dell’Osservatorio sui flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia presentato ieri a Roma alla presenza del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
Il rapporto è frutto di un lavoro di oltre due anni e mezzo, che ha permesso di definire un quadro chiaro delle aree di criticità che espongono a illegalità e irregolarità un sistema, quello della raccolta e recupero dei PFU, che rappresenta per l’Italia un caso di eccellenza nella gestione dei rifiuti
Nonostante il Ministero dell’Ambiente abbia imposto ai consorzi che curano raccolta e recupero dei PFU un innalzamento del 5% del target di gestione a partire dal 1° gennaio 2019, i flussi illegali continuano a condizionare il funzionamento del sistema, penalizzando l’attività degli operatori onesti. I PFU generati illegalmente infatti, finiscono per confondersi nella massa complessiva di PFU da raccogliere, facendo saltare gli obiettivi fissati ogni anno e causando due impatti negativi: l’accumulo di PFU nei piazzali degli operatori e il rischio di abbandoni illegali nell’ambiente.
Il lavoro dell’Osservatorio è stato supportato da CambioPulito, la piattaforma di ‘whistleblowing' (www.cambiopulito.it) gestita da Legambiente, riservata agli operatori del settore, che hanno la possibilità di segnalare gli illeciti senza rischiare ritorsioni: dal giugno 2017 al 15 dicembre 2019, sono state inviate attraverso la piattaforma 361 denunce di illeciti, che hanno riguardato 301 società.
Le segnalazioni sono risultate nella quasi totalità dei casi precise e circostanziate, corredate da documentazione a supporto, tanto da concretizzarsi in 8 esposti inoltrati alle Forze dell’Ordine: ai Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, con la segnalazione di 136 aziende (126 italiane e 10 straniere), con il 35% degli operatori successivamente sottoposti a controllo che è stato oggetto di sanzioni; all’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza, con la segnalazione di 14 siti internet (5 italiani, 9 esteri); al Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, con la segnalazione di 24 casi nella sola Campania.
Negli esposti sono stati segnalati commercio illegale online, smaltimento illecito, omesso versamento di IVA e contributo ambientale, esercizio abusivo della professione e concorrenza sleale. Circa l’80% delle denunce ha riguardato presunte violazioni delle regole di commercio, della libera concorrenza e del mercato del lavoro e - grazie ad esse - è stato possibile mettere a fuoco anche la dinamica della recrudescenza di furti di pneumatici nuovi per l’immissione nel mercato nero (soprattutto online).
Oltre alla denuncia, la filiera dei PFU ha sottoposto al Ministro Costa una serie di proposte per una più efficace azione di contrasto dei fenomeni illegali, agendo su alcuni ambiti principali: trasparenza del sistema di raccolta e avvio al riciclo di PFU; tracciabilità dei flussi di generazione dei PFU; rafforzamento del sistema di controlli; promozione delle filiere di recupero di materia della gomma riciclata da PFU.
Tra le azioni auspicate: l’istituzione del Registro dei produttori e degli importatori di pneumatici e aggiornamento almeno semestrale della Banca Informativa Pneumatici BIP, già esistente presso il Ministero dell’Ambiente; istituzione presso il Ministero di un Ufficio di controllo dei soggetti autorizzati alla raccolta di PFU (consorzi e individuali); la costituzione di una vera e propria task force tra forze dell’ordine e Agenzia delle Dogane, per contrastare i fenomeni di vendita in nero di pneumatici, i traffici e gli smaltimenti illegali di PFU; istituzione di un Tavolo permanente di Consultazione presso il Ministero con i sistemi collettivi di gestione dei PFU e le associazioni di rappresentanza delle impese di filiera.
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