23 ottobre 2019 08:15
[Aggiornamento ore 11.38]. Nella conferenza stampa tenutasi presso gli uffici della Procura di Bologna, sono stati forniti ulteriori dettagli in merito all’operazione Plastic Bubbles: le misure misure personali, disposte dal G.I.P. Alberto Ziroldi, riguardano Marco Astorri, socio e presidente del consiglio di amministrazione, sottoposto agli arresti domiciliari; Guido Cicognani, socio e vice presidente del consiglio di amministrazione e Gianfranco Capodaglio, presidente del collegio sindacale, sono stati destinatari di una misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche. I tre sono ritenuti responsabili dei reati di False comunicazioni sociali e Manipolazione del mercato.
LE INDAGINI. L’operazione Plastic Bubbles - fanno sapere gli inquirenti - vede complessivamente indagate nove persone (fra amministratori, sindaci, direttore finanziario e revisore) e nasce dal monitoraggio svolto dalle fiamme gialle del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria sull’andamento delle contrattazioni in Borsa relative ai principali titoli azionari di aziende operanti nell’area bolognese.
"Tale attività consentiva, lo scorso mese di luglio, di rilevare e segnalare una forte anomalia nell’andamento del titolo della società a seguito della pubblicazione di un report da parte di un fondo americano (Quintessential Capital Management, ndr), che ne metteva in discussione la veridicità dei dati contabili e la solidità finanziaria”.
Successive indagini hanno portato alla luce "numerose irregolarità in ordine alla formazione dei bilanci e all’informazione societaria riportata al Mercato, con particolare riferimento ai ricavi ed al livello di produzione dichiarati dalla società", spiegano gli inquirenti. In dettaglio, è stato rilevato come "gran parte dei ricavi iscritti nei bilanci della società dal 2015 al 2018 fosse non veritiera, con riguardo alle tempistiche e modalità di effettiva realizzazione, mentre parte dei ricavi generati da cessioni di licenze nei confronti di due joint venture contabilizzate nel 2018, sarebbe frutto di operazioni fittizie".Inoltre, evidenzia il GIP: “le false informazioni di bilancio sono risultate strettamente funzionali ad accrescere la capitalizzazione” e, conseguentemente, rendere più appetibili sul Mercato le azioni della società. La strategia comunicativa utilizzata dal presidente del CdA, definita, scrive ancora il GIP “roboante, ammiccante ed ottimisticamente proiettata verso obiettivi sempre più significativi che sottaceva alcuni dati di fondo sviluppati dall’attività di indagine” è riuscita a creare nel mercato ingannevoli aspettative di forte crescita-espansione, influenzando significativamente l’andamento del titolo. "Tale condotta ha consentito di raccogliere ingenti risorse finanziarie e generare indebiti vantaggi economici per i soci, anche a seguito della cessione di warrant collegati al titolo".
Nell’ambito dell’operazione sono stati sottoposti a sequestro beni e risorse finanziarie degli indagati fino al raggiungimento dell’importo del profitto del reato, quantificato in 36 milioni di euro, nonchè le azioni della società quotata nella disponibilità degli stessi, il cui valore ammonta a circa 115 milioni di euro.
CROLLO IN BORSA E SOSPENSIONE. Dopo la pubblicazione del report di Quintessential Capital Management, il valore delle azioni quotate in Borsa è crollato dai 55 euro del 23 luglio fino ai 10 euro della chiusura di ieri, ed oggi il titolo è stato sospeso in via cautelare, parrebbe a tempo indeterminato. In passato il titolo era arrivato a toccare 70 euro, pari ad una capitalizzazione intorno al miliardo di euro, ponendo così la società nella categoria "unicorno". Questa mattina Quintessential ha salutato la notizia con un tweet: "Bio-OFF".
I due fondatori di Bio-on, Astorri e Cicognani, possiedono, direttamente o attraverso la società Capsa, il 61% del capitale sociale, un altro 2% è detenuto da Felofin (Kartell) e il 37% che resta è collocato sul mercato azionario.
[articolo originale]I dettagli dell’operazione Plastic Bubbles saranno forniti solo in tarda mattinata dal procuratore di Bologna, Giuseppe Amato: per ora si sa solo che la Guardia di Finanza di Bologna ha notificato a tre manager della Bio-on, società bolognese attiva nello sviluppo di tecnologie per bioplastiche a base PHA, altrettante misure cautelari personali e sta procedendo al sequestro di beni per un valore complessivo di 150 milioni di euro. Sono anche in corso perquisizioni in Emilia Romagna, Lombardia, Lazio.
I tre manager - uno dei quali agli arresti domiciliari - sono ritenuti responsabili dei reati di false comunicazioni sociali delle società quotate e manipolazione del mercato.
I guai, per l’azienda bolognese, erano iniziati a fine luglio, dopo la la pubblicazione di un report del fondo di investimenti statunitense Quintessential Capital Management (QCM), che paragonava la società biotech bolognese ad una nuova Parmalat accusando i vertici di aver dichiarato fatturato e utili in crescita, "che in realtà sono perlopiù inesistenti” (leggi articolo). La querelle si era trascinata per tutta l’estate, con scambio di accuse tra un capo e l’altro dell’Oceano. In agosto, Bio-on aveva annunciato di aver depositato un esposto alla Procura di Bologna contro Quintessential (leggi articolo).
Bio-on nasce come una Intellectual Property Company e dal 2014 è quotata sul segmento AIM di Borsa Italiana. La società concede in licenza la tecnologia per la sintesi di bioplastiche a base di poli-idrossi-alcanoati (PHA) ottenute dalla fermentazione di biomasse e dispone di un impianto dimostrativo a Castel San Pietro Terme (BO), inaugurato l’anno scorso. Nell’ultima semestrale, la società biotech bolognese ha dichiarato ricavi per 917mila euro, contro i 6,12 milioni di euro dei primi sei mesi dell’anno precedente (leggi articolo).
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