19 ottobre 2018 15:40
Novamont ha inaugurato questa mattina a Patrica, in provincia di Frosinone, la seconda linea per poliesteri biodegradabili e in parte biobased Origo-bi, importante componente delle bioplastiche Mater-bi.
Il nuovo impianto utilizza acido azelaico e bioBDO ottenuti da risorse rinnovabili in altri siti del gruppo, insieme con acido tereftalico e acido adipico.
Si tratta del completamento del progetto di riconversione delle due unità PET avviate nel 1978 da Sipet, joint-venture tra Shell e Mossi & Ghisolfi. Con l’acquisizione dello stabilimento da parte di Novamont, nel 2011, è stata trasformata inizialmente una linea di polimerizzazione, da PET a biopoliesteri e, nei mesi scorsi, anche la seconda, portando così la capacità produttiva di Origo-Bi a 100mila tonnellate. Un intervento che ha interessato circa il 20% dei componenti dell’impianto, oltre all’automazione dei processi. In termini occupazionali, oggi lavorano a Patrica 90 addetti, un numero superiore a quellio del precedente impianto PET.
“La capacità della prima unità era ormai arrivata a saturazione - ha spiegato Gaetano Lo Monaco, direttore generale di Novamont e AD di Mater-Biopolymer, la società interamente controllata dal gruppo Novamont che gestisce il sito di Patrica -. Con la seconda saremo in grado di provvedere alle future richieste di Mater-bi saturando progressivamente le capacità”. Attualmente la produzione di biopoliestere si attesta intorno a 65mila tonnellate.
L’obiettivo è integrare il sito laziale a monte e valle, investendo nei prossimi tre anni circa 30 milioni di euro, che si aggiungono ai 69 milioni già iniettati per acquisire la società e riconvertire gli impianti. A monte, aumentando il contenuto di rinnovabili grazie al bioBDO prodotto a Bottrighe (RO) dalla controllata Mater-Biotech (leggi articolo) e all’acido azelaico proveniente da Porto Torres, dove opera Matrìca, joint-venture con ENI nella chimica verde. Con possibilità, quindi, di ottenere poliesteri interamente biobased.
A valle, producendo in futuro a Patrica anche bioplastiche Mater-bi di IV generazione (ad alto tenore di rinnovabili), in un nuovo impianto già in costruzione, che potrebbe entrare in funzione nella metà dell’anno prossimo con una capacità che potrebbe attestarsi sulle 30mila tonnellate annue.
“Continuiamo ad investire nelle bioplastiche e nella rigenerazione del tessuto industriale, e lo facciamo senza finanziamenti pubblici e nonostante la diffusa illegalità presente nel nostro paese in tema di sacchetti biodegradabili e compostabili”, nota Catia Bastioli, CEO del gruppo novarese. “Nonostante il divieto, continuano a circolare sacchetti in polietilene, che sottraggono circa il 50% del mercato ai prodotti legali e virtuosi”.
L’integrazione della produzione di Mater-bi con i biopoliesteri ridurrà anche l’impatto ambientale del processo, sia in termini logistici, che di utilizzo efficiente delle utilities. A questo fine è in programma la costruzione di un impianto di trigenerazione (acqua fredda, vapore ed elettricità) volto a contenere ulteriormente costi ed emissioni.
L’approccio alla valorizzazione dei sottoprodotti ha portato anche alla messa a punto di un processo di purificazione delle acque reflue per ottenere tetraidrofurano (THF) da fonti rinnovabili; si tratta della prima produzione in Italia di questo intermedio chimico utilizzato come solvente nell’industria chimica e farmaceutica.
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