27 settembre 2018 17:54
Poco spazio a rievocazioni storiche e autocelebrazione, molta attenzione alle sfide poste da Bruxelles sul recupero e gestione dei rifiuti plastici al convegno tenutosi ieri a Roma per festeggiare i primi vent’anni di Corepla, Consorzio per la raccolta e riciclo dei rifiuti da imballaggio in materiale plastico fondato alla fine del 1997 sulle ceneri di Replastic (che si occupava dei soli contenitori per liquidi, bottiglie e flaconi in plastica) all’indomani del varo del decreto Ronchi.
I numeri attestano senza dubbio la strada fatta in due decenni dal Consorzio, come testimonia il ‘green report’ pubblicato per l’occasione (scaricabile qui in PDF), ma non consentono di dormire sugli allori: la Plastics Strategy della Commissione europea e la revisione delle direttive su rifiuti, discariche e imballaggi e rifiuti da imballaggio porranno il sistema nella condizione di dover raccogliere e riciclare sempre più plastica, con inevitabili impatti sulla qualità del riciclato e sui costi di gestione.
Il presidente di Corepla, Antonello Ciotti, è ben conscio del problema. Nell’introdurre i lavori del convegno, se da un lato ha ricordato con un solo dato i progressi raggiunti - la raccolta differenziata è passata dai 2 kg per abitante del 1998 ai 17 kg, con punte di 25 Kg/ab nelle regioni più virtuose - dall’altro ha sottolineato la necessità di vincere una difficile sfida tecnologica - sviluppare imballaggi al tempo stesso sempre più performanti e riciclabili - e di costruire insieme con gli attori della filiera, le autorità e i cittadini il futuro del Consorzio, strategia che va sotto il nome di Corepla 2020. “Sono orgoglioso di un sistema che ha scelto, tra i primi in Europa, di estendere la raccolta e il riciclo a tutti, e aggiungo sempre e ovunque, gli imballaggi in plastica e non solo a quelli di maggior valore”, ha dichiarato.
IL GOVERNO CONTRO INCENERITORI E MONOUSO. Non è ancora chiaro se il nuovo Governo avrà un impatto positivo, negativo o neutro in questo processo. Senza dubbio non starà a guardare: Salvatore Micillo, sottosegretario Ministero dell’Ambiente, ha ribadito il nuovo corso intrapreso dal Ministro Costa, ovvero contrasto ai roghi nei centri di raccolta rifiuti, bando alle plastiche monouso, no a nuovi termovalorizzatori, a fronte di incentivi ai pescatori per favorire il recupero dei rifiuti in mare. “I dati ci dicono che nel riciclo degli imballaggi l’Italia è un’eccellenza europea, e questo anche grazie all’azione dei Consorzi, ma nel riciclo della plastica abbiamo il dovere di fare di più”, ha affermato.
UN SISTEMA COMPLESSO. Ad elencare le criticità del sistema è stato chiamato Edo Ronchi, oggi presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, nel 1997 primo firmatario del decreto che porta il suo nome, pietra angolare di tutta la legislazione ambientale degli ultimi vent’anni. Ronchi ha ricordato come il sistema della gestione dei rifiuti in Italia sia un meccanismo complesso, che oggi funziona, ma che va modificato con grande cautela onde evitare di far danni. L’Italia è oggi è al terzo posto in Europa nel riciclo degli imballaggi in plastica, dopo Germania Spagna, ha già raggiunto i nuovi obiettivi di riciclo rifiuti UE al 2025 (ma non quelli del 70% al 2030), ma l’aumento della raccolta differenziata porterà a gestire frazioni marginali, inevitabilmente più difficili e costose da riciclare. La nuova politica UE pone altre sfide al sistema: un sistema di calcolo uniforme a livello europeo, che considera solo il riciclo effettivo; disincentivi all’incenerimento dei rifiuti, estensione della responsabilità in capo ai produttori, maggiore attenzione al riutilizzo. Ma - ha ricordato Ronchi - vincere queste sfide significa dare una marcia in più alle industrie nazionali del riciclo e dell’imballaggio, aumentando la loro competitività a livello internazionale, dove appare ormai consolidato il trend verso il packaging sostenibile.
SUPERARE IL MODELLO CONSORTILE? Stefano Ciafani di Legambiente ha sollevato il delicato tema della liberalizzazione del recupero e riciclo degli imballaggi, superando l’attuale modello dei consorzi obbligatori (Conai). Secondo il presidente di Legambiente, non è detto che il mercato libero sia più efficiente ed efficace del sistema attuale, che oggi assicura la gestione di tutti i rifiuti da imballaggio raccolti in ogni angolo del paese, indipendentemente dalla loro convenienza economica.
IN DIFESA DELLA PLASTICA. Tra i relatori non mancavano esponenti dell’industria delle materie plastiche, chiamati ad una difesa d’ufficio: Angelo Bonsignori in veste di Presidente di IPPR (ma è anche direttore della Federazione Gomma Plastica); Luca Iazzolino, presidente di Unionplast (trasformatori di materie plastiche) e Walter Regis, presidente di Assorimap, l’associazione delle aziende che riciclano materie plastiche.
Bonsignori ha ricordato che la responsabilità estesa del produttore, introdotta dalle nuove direttive UE su rifiuti, è vana se questa responsabilità non viene anche condivisa sia a livello di filiera, che dai consumatori finali.
Iazzolino ha sottolineato l’impatto economico e sociale del comparto della trasformazione di materie plastiche, impegnato in questi anni ad investire in sostenibilità ambientale e sviluppo tecnologico in ottica Industria 4.0, ma oggetto di campagne denigratorie: “Negli anni ’60 la plastica era simbolo di modernità, oggi è additata come nemica della società. Il problema non è il materiale in sé, ma i volumi e il modo in cui vengono gestiti i rifiuti“.
Secondo Iazzolino bisogna investire sul riciclo meccanico per aumentare la qualità del materiale rigenerato, sul riciclo chimico per poter trattare anche frazioni difficili, lavorare sull’ecodesign dei prodotti per ridurre la quantità di plastica utilizzata ed evitare, ove possibile, l’over-packaging, senza però dimenticare la sicurezza alimentare a tutela dei consumatori. “I nostri clienti chiedono sempre più spesso prodotti compatibili con la ‘plastic strategy’ - ha affermato Iazzolino -: forse arriveremo a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità prima che questi vengano introdotti con le direttive europee”. Ma non si può lavorare a compartimenti stagni: occorre una forte interazione all’interno della filiera e tra filiere diverse.
Regis ha ricordato i progressi tecnologici raggiunti in questi vent’anni dall’industria del riciclo della plastica, sottolineando però che per funzionare il comparto ha bisogno in prima battuta di rifiuti da trattare, e di buona qualità, oltre ad energia ad un costo ragionevole, essendo il settore fortemente energivoro.
I NUMERI. L’industria nazionale del riciclo della plastica continua a crescere in Italia: con un riciclo del 43,4% degli imballaggi raccolti si colloca alle spalle di Germania e Spagna. Tra il 2005 e il 2017, inoltre, gli imballaggi avviati al recupero sono cresciuti in modo esponenziale, mettendo a segno un incremento del +64% (Corepla ha contribuito per l’82% di questo aumento) e apportando al Paese un beneficio economico pari ad oltre 2 miliardi di euro per la materia prima non consumata, per la produzione di energia e per il risparmio di emissioni di CO2.
Tra il 2005 e il 2017 gli imballaggi in plastica avviati a recupero in Italia sono cresciuti del 64% per oltre un milione di tonnellate, e Corepla è stato responsabile dell’82% dell’aumento registrato. Un’eccellenza tutta italiana è rappresentata inoltre dai 15 flussi di materiali selezionati dal consorzio di filiera, contro i 5 di vent’anni fa, che hanno permesso di ottimizzarne il riciclo e di ottenere vantaggi ambientali consistenti: sempre tra il 2005 e il 2017, grazie all’azione del Consorzio, si è evitato l’utilizzo di oltre 3 milioni di tonnellate di materia prima vergine, il consumo di 71 mila GWh di energia primaria (il 15% di quella consumata in Italia nel 2016) e l’emissione in atmosfera di 6 milioni di tonnellate di CO2eq.
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La società italiana contribuisce con i suoi compound riciclati ad ampliare l’offerta di prodotti sostenibili della casa madre.
Lucy Plast ha completato l’analisi di Life Cycle Assesment (LCA) relativa ai suoi pallet in materiale plastico.