21 giugno 2018 09:01
Bio-on ha inaugurato ieri a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna, il primo impianto per la produzione di poliidrossialcanoati (PHA) destinati alla formulazione di microbeads (microperle) biodegradabili e compostabili per l’industria della cosmetica. Un progetto del valore di 20 milioni di euro, tra impianti e laboratori, che conferma il ruolo guida dell’Italia nello sviluppo di biopolimeri, anche e soprattutto dal punto di vista innovativo.
"Siamo molto soddisfatti perché da marzo 2017, con la posa della prima pietra, ad oggi abbiamo rispettato il programma dei lavori e mantenuto le promesse che abbiamo fatto al mercato - ha dichiarato Marco Astorri (nella foto), AD di Bio-On -. I nostri tecnici e le aziende partner hanno dimostrato un elevato grado di affidabilità nella realizzazione di tutto il progetto".
DALLO YOGURT ALLE BIOPLASTICHE. Realizzato riqualificando uno stabilimento abbandonato, che in passato produceva yogurt - quindi senza sottrarre suolo all’agricoltura - su un’area di 30.000 metri quadrati (di cui 3.700 coperti e 6.000 mq edificabili), l’impianto ospita anche i laboratori della divisione CNS (Cosmetic, Manomedicine & Smart materials) e della divisione RAF (Recovery And Fermentation), che sviluppa e ottimizza i processi di fermentazione ed estrazione della bioplastica dai batteri; qui saranno trasferite anche le attrezzature pilota (fermentazione ed estrazione) installate a Minerbio, dove l’avventura di Bio-on è iniziata esattamente dieci anni fa.
SI PARTE DALLA COSMETICA. A Castel San Pietro Terme Bio-on produrrà diversi tipi di PHA, cristallini e amorfi con il marchio Minerv, in particolare PHB (poli-idrossi-butirrato) e PHBVV (poli-idrossi-butirrato-valerato-valerato).
Formulando opportunamente i diversi tipi di PHA tra loro si possono ottenere materiali con proprietà estremamente differenti, anche flessibili, con punto di fusione che varia da 40°C a oltre 180°C. Secondo la società bolognese, questo biopolimero presenta anche buone proprietà termiche, da -10°C a +180°C, mediante opportuna caratterizzazione.
Il primo prodotto che uscirà dall'impianto di Castel San Pietro Terme sarà Minerv Bio Cosmetics, microperline (microbeads) in bioplastica destinate all'industria cosmetica per sostituire le microplastiche derivate da fonti fossili e non biodegradabili utilizzate come addensanti o stabilizzanti nei prodotti più comuni come rossetti, lucidalabbra, mascara, eyeliner, smalti, creme, shampoo, bagnoschiuma e dentifrici.
COSA C’È DI NUOVO. Era presente alla cerimonia di inaugurazione, insieme a Marco Astorri e Guy Cicognani (i due fondatori di Bio-on) anche il Prof. Jian Yu dell’Università delle Hawaii, ovvero il ricercatore che ha individuato e ottimizzato il batterio della specie Ralstonia eutropha che produce PHA partendo da biomasse. È questo, infatti, uno dei segreti della società italiana, poiché rispetto ad altri ceppi utilizzati per la sintesi di poliidrossialcanoati, quello utilizzato a Castel San Pietro Terme non è geneticamente modificato e quindi più stabile durante il processo di fermentazione, oltre ad avere una buona resa (circa un terzo della biomassa alimentata all’impianto si trasforma in bioplastica).
L’altra caratteristica del processo Bio-on è che per l’estrazione del PHA dal batterio (che lo immagazzina come fonte di energia) non vengono utilizzati solventi organici, quindi con un ridotto impatto ambientale e minori esigenze impiantistiche.
FERMENTAZIONE E PURIFICAZIONE. Il processo di fermentazione è di tipo batch e avviene in due fasi: in quella vegetativa, che favorisce l’aumento della biomassa batterica, vengono forniti gli elementi nutritivi necessari affinché il microrganismo possa duplicarsi nel minor tempo possibile; in questo step vengono anche regolati i parametri di processo (pH, temperatura e pressione) in modo tale che l’ambiente sia ottimale per una rapida crescita. Segue la fase di produzione vera e propria, che avviene in due grandi fermentatori da 100mila metri cubi ognuno (nella foto). A fine processo il microrganismo ha una biomassa rappresentata fino all’80% da poli-idrossi-alcanoati (PHA), contenuti entro la parete cellulare.
Da questo punto il processo diventa continuo, con estrazione e purificazione del PHA, prima in forma liquida, quindi - dopo l’essiccazione - in forma di polvere, che può essere trasformata in microbeads (di diversa granulometria in funzione dell’applicazione), oppure in granuli per la trasformazione con macchine e impianti per la lavorazione delle materie plastiche.
OPERATIVO IN AUTUNNO. L’impianto bolognese è ora in fase di test finali e avvio: entrerà a regime in autunno, alimentato da sottoprodotti della lavorazione delle barbabietole (melasso), con una capacità produttiva di 1.000 tonnellate annue, che secondo l’azienda sono però facilmente scalabili al doppio. Una dimensione che lo rende qualcosa più di un impianto dimostrativo, ma non propriamente un impianto su scala commerciale. Del resto la missione di Bio-on non è produrre bioplastiche, ma sviluppare e cedere in licenza la tecnologia di fermentazione e raffinazione.
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