20 febbraio 2018 08:30
A partire dal 2014 l’industria italiana del packaging ha imboccato la via della ripresa, nel tentativo di raggiungere i livelli pre-crisi; un percorso che l’anno scorso ha portato a superare quota 32,4 miliardi di euro, ovvero il 2,3% in più rispetto all’anno precedente, dato in linea con l’andamento dell’attività manifatturiera (+2,8%) e superiore a quello dei consumi interni (+1,5%) e del PIL (+1,5%).
In volume, sono state prodotte in Italia oltre 16 milioni di tonnellate di imballaggi vuoti, con un incremento del 3% rispetto al 2016, dato che evidenzia la dinamicità di questo comparto, specie se si considera che il progressivo alleggerimento delle confezioni erode il peso unitario dei packaging, anche se questo trend appare controbilanciato dal crescente sviluppo dei piccoli formati, soprattutto nel settore alimentare. Il volume resta comunque sotto il record di quasi 17 milioni di tonnellate raggiunto nel 2017.
I buoni risultati del comparto sono da associare anche a due fenomeni per così dire endogeni: da un lato la ripresa delle esportazioni (+4% nei primi nove mesi dell’anno a fronte di una progressione delle importazioni del 6%); dall’altro la forte crescita delle vendite online, con l’inevitabile corollario di un maggior utilizzo di packaging da trasporto e di protezione.
Per quanto concerne lo scambio con l'estero di imballaggi in plastica (vuoti), nei primi nove mesi dell’anno sono cresciuti in volume del +4% sia per le importazioni, che per le esportazioni.
Resta l’incognita dei costi delle materie prime, cresciuti l’anno scorso per la quasi totalità dei materiali impiegati dall'industria. Secondo i primi dati elaborati dall’Istituto Italiano Imballaggio, le materie plastiche hanno registrato aumenti medi del 30% per le poliammidi, del 25% nel caso del PET, del 13% per il polistirene e dell’8% per il PVC, mentre solo il polietilene ha evidenziato una flessione del 9%. Sono rincarati anche laminati (+20%), banda stagnata (+13%), alluminio vergine (+5,5%) e riciclato (+7%), cartone ondulato (+9,6%) e materiali cellulosici per sacchi (+8%).
“In alcuni casi - rileva l’Istituto - questi aumenti possono aver determinato incrementi nei prezzi dei prodotti finiti. Nel corso del 2017, a fronte dell’incremento delle quotazioni relative alle materie prima utilizzate per produrre imballaggi in legno, si sono registrati aumenti di prezzi nei pallet. Lo stesso si è verificato per altre tipologie di imballaggi, ad eccezione di quelli in alluminio, dove l’incremento delle quotazioni relative sia alla materia prima vergine che a quella proveniente da rottame, è stato assorbito senza influire sul prezzo finale dell’imballaggio”.
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