9 maggio 2017 15:09
Poco più di un milione di tonnellate: è la quantità di plastica riciclata da pre e post-consumo utilizzata nel 2015 dalle aziende trasformatrici italiane, pari a circa il 15% del fabbisogno complessivo.
Volume che nel 2016 - secondo le prime stime fornite da IPPR - dovrebbe essere ulteriormente aumentato, passando da 1.025.000 a 1.060.000 tonnellate (+3,4%).
Questi dati - parte di una più completa ricerca commissionata a Plastic Consult - sono stati presentati oggi a Milano nel corso della parte pubblica dell’Assemblea annuale di IPPR (Istituto per la promozione delle plastiche da riciclo), istituto facente capo a Unionplast (Federazione Gomma Plastica) che licenzia il marchio Plastica Seconda Vita (PSV) alle aziende che producono manufatti contenenti plastica rigenerata.
Oltre alla ricerca sul riciclo delle materie plastiche, nel corso della mattinata è stata anticipata un’iniziativa volta al contrasto del marine littering promossa insieme a Legambiente (leggi articolo) ed illustrati da Minambiente gli ultimi sviluppi in tema di acquisti verdi alla luce del Codice degli appalti, tema affrontato in dettaglio nel pomeriggio nell’ambito di un convegno aperto al pubblico.
L’analisi del mercato dei materiali riciclati, illustrata da Paolo Arcelli di Plastic Consult, si concentra sulle commodities plastiche (poliolefine, PVC, stireniche, PET e alcune plastiche miste) riciclate da pre e post-consumo, utilizzate dai trasformatori italiani per produrre nuovi manufatti (escludendo l'autoconsumo). I dati frutto di rilevazioni presso 250 aziende del settore, si riferiscono al 2015 con una stima per il 2016.
SINTESI DELLA RICERCA. Il consumo italiano di plastiche riciclate nel 2015 è stimato in 1.025.000 tonnellate, di cui 325.000 da pre-consumo e 700.000 da post-consumo: circa un terzo è rappresentato da polietilene (LD/LLDPE 21%, HDPE 11%), un altro 30% è polipropilene, mentre al terzo posto si colloca il PET con il 17%. Seguono PVC e plastiche miste, ognuno con l’8% degli impieghi, quindi il PS/EPS con il 4%.
Per quanto concerne le applicazioni finali che incorporano una quantità significativa di plastica riciclata, imballaggio (26% del totale) ed edilizia (27%) da soli valgono oltre il 50% del totale, quindi troviamo la categoria dell’igiene (sacchi) e arredo urbano con il 14%. Il resto è costituito da casalinghi, mobile e arredo (9%), agricoltura (4%), tessile (5%, esclusivamente PET), articoli tecnici (5%) e altre applicazioni.
Nel prosieguo dell’articolo i dati in dettaglio.
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Non è che stiamo accettando passivamente tutto ciò che accade come se fosse la normalità? Se lo chiede il Consorzio C.A.R.P.I. a proposito delle sfide per l'industria italiana del riciclo.
La società italiana contribuisce con i suoi compound riciclati ad ampliare l’offerta di prodotti sostenibili della casa madre.