9 febbraio 2017 07:46
Il Governo scozzese ha deciso di lanciare una consultazione popolare online sullo sfruttamento di giacimenti non convenzionali di gas e petrolio (shale-gas e shale-oil), tema molto caro al gruppo chimico Ineos che, in attesa di poter trivellare in patria (dove ha acquisito numerose licenze per la prospezione), importa via nave shale-gas dagli Stati Uniti per alimentare in parte il polo petrolchimico di Grangemouth, nel nord del paese.
La consultazione, aperta fino al 31 maggio 2017, riguarda anche le tecniche di perforazione e, in particolare, il fracking, che consiste nell’iniettare di acqua (opportunamente additivata) ad alta pressione all’interno di rocce al fine di liberare il gas o il petrolio presente nelle porosità.
Per informare i cittadini su questo tema, è stato anche creato un sito web, www.talkingfracking.scot, dove sono presenti documenti e vi è la possibilità di confrontarsi sul tema.
“Il dibattito sul futuro dei giacimenti non convenzionali di gas e petrolio in Scozia è complesso e controverso - ha commentato il Ministro per le attività produttive, l’innovazione e l’energia, Paul Wheelhouse -. È anche un tema che ha stimolato un intenso dibattito, motivato da profonde e sincere convinzioni da entrambe le parti”. “Il governo scozzese ha cercato di presentare le informazioni in modo imparziale e indipendente al fine di favorire un dialogo e un dibattito informato”, ha aggiunto Wheelhouse.
Sulla base della consultazione popolare e di studi indipendenti, entro la fine di quest’anno il Governo scozzese deciderà se ritirare la moratoria entrata in vigore nel gennaio 2015 e concedere le autorizzazioni allo sfruttamento dei giacimenti di shale gas presenti nel suo territorio, definendo i limiti e le raccomandazioni.
Il gruppo Ineos ha investito a Grangemouth 450 milioni di sterline, quasi 520 milioni di euro, per adattare il cracker le infrastrutture logistiche all’utilizzo di shale gas proveniente dal Nord America, tra cui un serbatoio da 60mila metri cubi per lo stoccaggio di gas. Considerando anche gli investimenti nel sito norvegese di Rafnes, in Norvegia, e i costi di noleggio della flotta di gasiere, l’investimento complessivo del gruppo britannico supera i due miliardi di dollari (1,8 miliardi di euro).
In previsione dell’arrivo delle gasiere dagli Stati Uniti, nel marzo dell’anno scorso Ineos ha riattivato Grangemouth il secondo cracker per etilene da gas, che era fermo da otto anni.
Per alimentare con shale-gas i siti di Grangemouth e Rafnes, Ineos ha creato una pipeline navale che a regime conterà otto grandi navi gasiere che faranno spola tra il terminal gas di Marcus Hook, vicino Philadelphia, e i terminal europei sull’altra sponda dell’Atlantico.
Delle forniture di shale gas beneficerà anche l’impianto scozzese Fife Ethylene gestito in JV da ExxonMobil Chemical e Shell Chemicals Europe, grazie ad un accordo di fornitura a lungo termine siglato con Ineos.
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