16 novembre 2016 07:49
L’industria chimica tedesca ha aumentato l’anno scorso del 4% gli investimenti in ricerca e sviluppo, raggiungendo il valore record di 10,5 miliardi di euro, ovvero oltre il 5% del giro d’affari complessivo del comparto (inclusa la farmaceutica). Negli ultimi dieci anni, secondo i dati diffusi dall’associazione dell’industria chimica tedesca VCI, il numero degli addetti impegnati nella ricerca è aumentato del 3% raggiungendo l’anno scorso le 42mila unità, su un totale di 446 lavoratori occupati nel settore, quindi poco meno di uno su dieci.
QUARTO POSTO A LIVELLO MONDIALE. VCI stima che gli investimenti in R&D della chimica tedesca possano raggiungere 16,5 miliardi di euro entro il 2030, con una crescita più sostenuta nei segmenti delle specialità chimiche e farmaceutica, e una sostanziale stabilità nella chimica di base. Nonostante la forte competizione internazionale, la Germania dovrebbe difendere il quarto posto a livello mondiale per budget R&D settoriale, alle spalle di Stati Uniti, Cina e Giappone, sempre che mantenga l’attuale orientamento all'innovazione.
Nonostante la situazione favorevole - nota VCI -, la pressione competitiva a livello internazionale è sempre più forte, non solo per le società, ma anche per l’attrazione geografica degli investimenti in ricerca; per questa ragione, mantenere la leadership nell’innovazione diventerà sempre più difficile. Una concorrenza che non proviene solo dai paesi più industrializzati, ma anche dalla Cina e da altri mercati emergenti, che stanno investendo ingenti somme in ricerca e sviluppo. In particolare, VCI stima che la Cina raggiungerà una quota del 15% sul totale degli investimenti in ricerca chimica a livello mondiale entro il 2030 contro meno del 2% nel 2000.
PIANO IN DODICI PUNTI. Per non perdere la capacità innovativa in un settore cruciale per l’economia tedesca, VCI ha presentato al Governo un piano in dodici punti, che vanno da incentivi fiscali per gli investimenti in R&D alla riduzione delle barriere regolamentari, promozione di cultura e talenti e meno burocrazia nei progetti di cooperazione tra aziende e università e centri di ricerca. In dettaglio, l’associazione chiede per le società ad alta intensità R&D una deduzione fiscale del 10% di tutte le spese in ricerca e sviluppo autofinanziate; un credito fiscale che andrebbe rimborsato dallo stato in caso di bilancio in perdita.
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