La federazione dell’industria britannica delle materie plastiche risponde alle accuse sul littering.
8 gennaio 2014 07:15
La federazione britannica dell’industria delle materie plastiche, BFP, ha risposto con una nota all’allarme lanciato da un gruppo di ricercatori del Museo di Storia naturale e del Royal Holloway dell’Università di Londra sull’inquinamento del Tamigi causato da rifiuti plastici depositati sul fondale e sui possibili danni all’ecosistema.
Mentre conduceva uno studio sui granchi, il gruppo di ricerca ha raccolto, con speciali reti che dragavano i fondali, oltre 8mila residui di plastica, contando solo quelli di maggior dimensione. L’accusa mossa dagli scienziati è che questi rifiuti possano inquinare, attraverso le sostanze tossiche contenute nei frammenti di plastica, la catena alimentare dell’ecosistema fluviale e del Mare del Nord dove si getta il Tamigi.
BFP ha risposto alle accuse facendo notare che le sostanze chimiche utilizzate nella produzione di materie plastiche sono strettamente regolate e controllate attraverso il regolamento REACH, e il rischio tossico dei rifiuti plastici dispersi nell’ambiente in modo irresponsabile, se esiste, è infinitesimamente piccolo.
Per la Federazione dell’industria delle plastiche, sono necessarie sanzioni più severe per l’abbandono dei rifiuti nell’ambiente (littering), ma non solo: “Londra soffre dell’assenza di cestini per la raccolta della spazzatura nelle principali arterie cittadine, a causa degli attacchi terroristici del recente passato - spiega BFP - Inoltre, se il paese vuole combattere seriamente il littering, il Governo dovrebbe destinare più risorse a programmi di educazione pubblica”.
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