Prima l’Aquila, ora Marche e Abruzzo: negli ultimi anni, a ridosso di un terremoto, sulle colonne di molti giornali ha preso a rimbalzare la notizia del ritrovamento di polistirolo tra le macerie delle case abbattute dal sisma, come indizio di imperizia o - peggio ancora - insinuando il dubbio di una deliberata volontà di voler risparmiare costruendo case poco sicure, alla stregua dell’utilizzo di calcestruzzo povero di cemento o di rinforzi metallici.
Nella realtà, come ben noto agli addetti ai lavori, il polistirene, espanso (EPS) ed estruso (XPS), è abitualmente utilizzato in edilizia per l’isolamento termico degli edifici, all’esterno delle pareti perimetrali in forma di cappotto, all’interno o nelle intercapedini, oltre che in copertura e nelle fondamenta.
Ci sono addirittura tecniche costruttive che fanno uso casseri di EPS riempiti di cemento per realizzare l’involucro delle abitazioni, fino ai sistemi costruttivi ad armatura diffusa (SAAD) con i quali si ottengono edifici antisismici con una struttura a muri portanti e solai in calcestruzzo armato isolati, che possono essere usati anche singolarmente per intervenire nella riqualificazione degli edifici parzialmente danneggiati.
Come spiega AIPE in una nota diffusa in questi giorni per fare chiarezza sul tema, “rimanendo in opera, il cassero in EPS garantisce un elevato e continuo isolamento termico della struttura, mentre la gettata solidale di calcestruzzo offre elevate prestazioni di resistenza meccanica”.
Per la loro praticità, le lastre in EPS sono utilizzate anche nelle ristrutturazioni, e ciò spiega perché questo materiale si ritrova sempre più spesso tra le macerie di edifici risalenti a parecchi anni orsono e non solamente nelle moderne costruzioni a risparmio energetico.
Non solo: essendo facili da porre in opera, i sistemi SAAD consentono di costruire edifici durevoli, più sicuri e confortevoli in tempi molto brevi, tra quattro e sei mesi, con costi sostenibili; ideali quindi nelle fasi di ricostruzione dopo eventi sismici. Case definitive che nulla hanno da invidiare a quelle tradizionali e che evitano di dover erigere abitazioni temporanee dove ospitare i senza tetto.
Ben venga quindi il polistirolo nei muri e, per favore, nessuno scandalo quando ne trova qualche frammento tra le macerie…