31 maggio 2017 07:20
La filiera italiana del processing e del packaging (costruttori di macchine di processo e confezionamento, fornitori di componentistica, produttori di materiali) ha chiuso il secondo semestre 2016 in crescita, e la maggioranza delle aziende si aspetta il proseguimento del trend positivo anche nei primi sei mesi 2017. Tra le principali minacce segnalate dalle aziende, lo scenario competitivo e macroeconomico, i prezzi delle commodities, il costo del lavoro e la tassazione.
Questa è la fotografia che emerge dall’Osservatorio Ipack-Ima, lo studio congiunturale realizzato su base semestrale su un campione di aziende operative lungo tutta la filiera del processing e packaging.
Per quanto concerne i costruttori di macchine per imballaggio, la seconda metà dell’anno scorso si è chiusa in crescita e nei due semestri prevalgono le aziende che vedono uno sviluppo ulteriore delle attività (dal 62% al 75%), ma non mancano aziende che indicano cali nelle esportazioni e negli occupati. Anche tra i produttori di materiali da imballaggio si raffreddano le previsioni sull’andamento del semestre in corso, soprattutto per quanto riguarda le vendite nazionali e l’occupazione, mentre, al contrario, le previsioni sono migliorative sul fronte delle esportazioni. Molto positive si rivelano invece le previsioni delle imprese della componentistica, segmento in cui la quota percentuale di pareri negativi non supera il 5%.
L’indagine Ipack-Ima ha cercato di individuare i rischi percepiti dagli operatori del campione riguardo la profittabilità del proprio business. Pur con intensità variabile a seconda dei diversi segmenti produttivi, le principali minacce riguardano il clima concorrenziale sempre più aggressivo (20% dei rispondenti), i fattori macroeconomici incidenti a vario titolo sulle vendite (12%), l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia (uno su quattro dei rispondenti), il costo del lavoro (13%) e i cambiamenti avversi del regime tributario (12%).
Minor peso hanno le minacce che vanno a influire direttamente sulla gestione finanziaria delle imprese, come l’accesso al credito e il relativo costo, presenti solo in una quota inferiore al 4% dei rispondenti.
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