28 settembre 2016 07:11
La società biotech italiana Bio-On ha chiuso il primo semestre 2016 con ricavi pari a 1,17 milioni di euro, con un incremento del 9% rispetto ai 1.071.000 euro dello stesso periodo dell’anno scorso.
Nello stesso periodo, l’Ebitda è stato negativo per 876mila euro (+8mila nel primo semestre 2015), risultato motivato dalla società con lo slittamento di una licenza che originariamente doveva maturare nell’ultimo mese del primo semestre 2016, "ma che comunque entrerà in vigore entro l’anno, garantendo il proprio contributo in termini di ricavi e margini sui risultati complessivi dell’esercizio in corso”.
Il risultato operativo nel primo semestre 2016 è stato quindi negativo per 1.029.000 euro, contro un risultato operativo pari a -107.000 euro registrato nello stesso periodo dell’esercizio precedente, per effetto “sia dei minori ricavi, sia delle ulteriori nuove assunzioni di personale e delle collaborazioni con società esterne e professionisti altamente specializzati, finalizzate alla realizzazione di importanti nuovi brevetti nel campo dei biopolimeri a base PHAs per i settori cosmetico e bio medicale”.
Nel corso del semestre - fa sapere la società bolognese in una nota - sono state completate le attività di ingegneria di processo (PDP - “Process Design Package”) sottesa ai progetti in corso per la realizzazione degli impianti produttivi legati alle licenze concesse nel corso del 2015.
"Siamo soddisfatti del grande sviluppo che sta sostenendo la nostra azienda nel corso del 2016 - dichiara Marco Astorri, Presidente di Bio-On SpA - sia in termini organizzativi sia di sviluppo tecnologico. La nostra società sta generando linee di sviluppo seguite direttamente da grandi società multinazionali nel campo dei giocattoli, cosmetica e biomedicale”. Secondo Astorri, “altri settori sono in corso di esplorazione e sarà possibile a breve annunciare nuovi interessanti utilizzi in campi estremamente redditizi e di alto valore aggiunto”.
Quotata dal 2014 all’AIM Italia, Bio-On ha sviluppato un processo per la produzione di PHAs (poliidrossialcanoati) da fonti di scarto di lavorazioni agricole, tra cui melassi e sughi di scarto di canna da zucchero e di barbabietola da zucchero. Il modello di business prevede la commercializzazione di licenze d’uso per la produzione di PHAs e dei relativi servizi accessori, lo sviluppo di attività di ricerca e sviluppo (anche mediante nuove collaborazioni con università, centri di ricerca e partner industriali), nonché la realizzazione dei degli impianti industriali.
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